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Bella biografia. Da far leggere ai leghisti ...quando noi eravamo clandestini ed ai comunisti che mai hanno apprezzato questo grande personaggio. Anche hai tanti fans degli USA...scandalo petrolio???
Recensioni
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I martiri hanno spesso il mutilante privilegio di essere ricordati più per la fine che per le opere compiute in vita. Grazie a Stefano Caretti disponiamo per Giacomo Matteotti di raccolte tematiche di scritti e lettere, oltre che dei tre volumi di Discorsi parlamentari editi nel 1970. Malgrado questa mole imponente di testi, la figura di Matteotti resta per i più relegata in uno spazio di esemplarità etica. Ed è naturale che la narrazione biografica sia talvolta scaduta in agiografia o che le circostanze del delitto abbiano esercitato un'attenzione prevalente. Romanato traccia un ritratto che sintetizza in una prosa divulgativa e ricca di dati l'intera esperienza di Matteotti. Che emerge, pertanto, non solo come campione di un generico riformismo, ma come un riformista moderno, sorretto da una letteratura rigorosa, esente da ogni demagogia. La sua formazione giuridica influenzò profondamente il suo modo di intendere l'attività politica: "Il suo riformismo scrive Romanato , singolare impasto di legalitarismo e spirito rivoluzionario (
) non sempre coincidente con quello di Turati, che era legato molto più di lui al meccanicismo marxista ottocentesco, cioè all'idea che lo Stato borghese si sarebbe prima o poi autodistrutto, si fondava su questa intransigente e fermissima base giuridica".
E, nella polemica contro le ristrettezze imputate a un parlamentarismo inevitabilmente affetto di gradualità, Matteotti prende le difese di un'azione nel parlamento come "forma di approccio del socialismo al grande problema storico della democrazia". Fu questo il tema più alto dello scontro interno alle sinistre che si fronteggiarono in una crisi cruciale. Quando, nel 1921, la violenza si scatena nel suo Polesine con un'intensità che non lascia tregua, Matteotti non esita a tentare un'accorata analisi al di sopra delle parti, pur non accettando l'ammonimento lanciato dal "Popolo", che collega in un unico discorso "anarchia tricolore" e "tirannia massimalista". Egli insiste nell'attribuire le responsabilità principali a una classe dominante che, pur di difendere i privilegi accumulati, si sta abbandonando allo "scempio della legge". Il tormentato legame con la moglie Velia Tittaha ha poi un'enorme importanza nel travaglio di Giacomo. Che tuttavia va diritto per la sua strada, senza ubbidire alle raccomandazioni di una donna che non riesce a farsi una ragione della vocazione eminentemente pubblica dell'impegno del marito: "Per carità, non esporti, non fare imprudenze, sono momenti così pieni d'elettricità che aprirò sempre i giorni trepidando" gli scrive nel luglio 1923, a meno di un anno dalla fine.
Il movente del delitto è tutto politico e quindi da rintracciare soltanto nell'atto di accusa pronunciato in parlamento il 10 maggio o vi è anche un movente "affaristico"? Sulle concessioni che il regime progetta di fare alla Sinclair Oil Matteotti aveva svolto a Londra indagini di persona e forse vi avrebbe fatto cenno nel discorso in programma per l'11 giugno 1924, il giorno dopo la fatale aggressione. Quale peso assegnare al fatto che quasi tutte le persone implicate nell'efferata congiura appartengono alla massoneria? Interrogativi che restano privi di risposta, a chiusa di un libro che non vuole aggiungere sensazionali ipotesi a ciò che a oggi è acquisito. Roberto Barzanti
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