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Dettagli

2022
Tascabile
11 ottobre 2022
320 p., Brossura
9788804747048

Descrizione

Maria Oliverio, detta Ciccilla, nasce in Calabria, da famiglia poverissima. Combatte al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro l'esercito regio. Si conquista così un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei.

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 4/5
(16)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

L'autore ricostruisce la vita di Maria Oliverio, una giovane donna calabrese nota con il soprannome di Ciccilla, che si unì ai briganti nella lotta per rivendicare la libertà dal regno sabaudo e il diritto di essere italiana. Maria è nata in una famiglia numerosa e povera, in cui le donne sono tessitrici e gli uomini si dedicano all'attività agricola. Sia gli uomini che le donne sono sfruttati e obbligati a seguire ogni tipo di imposizione, anche quella di cedere una figlia a chi non ne ha, se viene loro richiesto.   Trasferitasi dalla zia per sfuggire all'odio della sorella, Maria impara ad amare la natura e a muoversi tra le montagne della Sila con passo sicuro, apprezzando la sensazione di libertà che se ne ricava. Il tempo scorre, Maria cresce e s'innamora. Nel frattempo, cominciano ad affermarsi tra i cittadini del regno borbonico nuove idee politiche e una voglia di rivalsa e di libertà. Siamo in pieno Risorgimento, gli equilibri politici saltano, anche il sud viene annesso all'Italia, ma tra le montagne è in atto una feroce guerra civile. Maria, ormai divenuta la temibile Ciccilla, sulla quale si diffondono buffe leggende, lotta in prima persona, non solo contro i soldati, ma anche contro la società patriarcale e prevaricatrice. "Italiana" è una storia familiare, ma non solo! Ci descrive con cura la società patriarcale, la fatica di sopravvivere con poco e sottomessi ai "cappelli", cioè ai nobili proprietari terrieri, che sono pronti a cambiar bandiera, pur di esser sempre dalla parte giusta, dalla parte di chi comanda, non perdendo così alcun privilegio. È poi, un un romanzo storico, che ci permette di rivivere i principali eventi di fine Ottocento, ed è infine un inno alla libertà di scelta e un omaggio a una figura femminile, oltraggiata da chiunque, ma coraggiosa e fiera combattente.

Recensioni: 5/5

Malgrado le sinossi e le recensioni reperibili, per tre quarti il libro non parla quasi di brigantaggio: volendo ambiziosamente parlare d’un pezzo decisivo della storia nazionale, fa invece un’istruttiva raffigurazione della realtà non solo popolare meridionale di età borbonica e risorgimentale. È realistica e dettagliata infatti la rappresentazione della quotidianità d'una famiglia di braccianti-tessitori; interessante pure la visione non semplificata delle gerarchie sociali, con figure intermedie come i “mezzi cappelli”, con differenze di situazione pur all’interno dello stesso ceto, con le scarse ma esistenti possibilità di promozione sociale. In ciò Italiana ha qualcosa a che fare col romanzo storico e sociale del ‘900, ma usa un linguaggio contemporaneo, non ideologico, più intimo. Si parla da subito di “guerra civile italiana” ma anche di una comune storia nazionale, di una domanda di giustizia sociale soddisfatta solo nell’ultimo dopoguerra: insomma il romanzo è frutto di molte letture e ricerche (malgrado qualche anacronismo o svista), e si inserisce con personalità nei dibattiti degli ultimi decenni. Ma un romanzo storico di questo genere ha il dovere di rispettare i fatti o almeno di chiarire dove si è discostato dalle fonti: il finale è suggestivo, coerente col personaggio della protagonista, ma inventato, a tratti inverosimile; il percorso di suo marito, pisacaniano, poi garibaldino tradito e quindi brigante, disegna una parabola perfetta, ma non pare sia stato così lineare. Infine, soprattutto, il linguaggio della protagonista-narratrice, che ha frequentato la scuola elementare, è troppo colto e consapevole: sembra che a parlare non sia la brigantessa figlia di braccianti analfabeti ma una donna di oggi, che lotta per l’affermazione sociale, familiare e politica. La cosa paga in termini artistici, ma rispettare la sua “vera” voce, le sue idee probabilmente più istintive non avrebbe affatto sminuito il suo ruolo, sorprendente, di “antenata di tutti noi”.

Recensioni: 5/5

Svolto all'epoca del Sud Borbonico e dell'unità d'Italia, il libro narra la storia di Maria, dapprima ragazzina in uno sperduto paesino della Sila dove la miseria, la disperazione costringono la sua famiglia e tutto il paese a vivere in condizione di sfruttamento e disperazione. Le vicissitudini la porteranno a diventare un brigante fornendo lo spaccato di un epoca a metà tra il desiderio di cambiamento e la disillusione, in un'Italia dove "non si era fatta l'Italia". La storia è molto piacevole ma, a parere mio, non è il miglior Catozzella... Ne consiglio comunque la lettura!!!

Recensioni: 5/5

Storia romanzata e molto appoggiata al lato romantico: amore filiale, romantico, per la patria, per l’avvenire; lotta per un mondo nuovo, speranza di una vita più giusta, entusiasmi garibaldini, afflato di equità da essi alimentato e così via. Su questo si innestano le vicende di un Sud martoriato, sfruttato, semplice terra di conquista, la profonda miseria, i gesti non sempre nobili dei protagonisti, fino alla scelta di darsi al brigantaggio, che poi tanto scelta non è, ma quasi un percorso obbligato per molti. Il soggetto principale, tuttavia, è la donna che dà il titolo (non del tutto azzeccato, secondo me) al libro, Maria Oliverio, tanto è vero che per circa metà è questo il focus della storia. Il racconto si basa su fatti storici ben precisi e documentati ma ne dà un’interpretazione non del tutto in linea con quanto avvenne. Nella realtà, la fuga della protagonista verso il brigantaggio fu probabilmente dettata da ragioni di ordine pratico, dovuta alle conseguenze di un gesto terribile che viene raccontato un po’ superficialmente; anche la formazione del protagonista maschile, il brigante Pietro Monaco, se ben raccontata nelle sue prime fasi (nei passaggi da carbonaio a soldato del re a volontario garibaldino a richiamato dall’esercito sardo), è un po’ troppo lineare rispetto allo zigzagare di Monaco da un punto all’altro della legalità a seconda di quanto gli conveniva fare. Poco romantico e poco patriottico. Sto quindi rimproverando all’autore di non essersi attenuto del tutto alla realtà dei fatti? Certo che no, visto che è un romanzo, e che comunque si legge volentieri. Ciò che invece mi stupisce è l’aver trascurato molti altri aspetti della vicenda reale che avrebbero potuto dare una spinta più avvincente (ad es., la sorella Teresa, trattata un po’ superficialmente risulta, nei documenti, “donna di perduta fama” e vera fetente: non si poteva sottolineare questo aspetto?). Non male, come lettura, ma nulla di epico come forse voleva essere.