Un libro "effetto caffeina". Per ridare sprint a un Paese che da troppo tempo sa solo deprimersi.
Ci sono mille ragioni per lamentarsi, ma ce ne sono altrettante per ringraziare il Paese dove siamo nati. Siamo culla del “ben vivere” e della creatività, un patrimonio che tutti nel mondo ci invidiano, e che può essere esportato. Noi italiani abbiamo l’orgoglio e gli anticorpi per un riscatto
«Che cosa manca all'Italia per essere il Paese più felice del mondo?». È la provocazione da cui parte Andrea Illy, imprenditore del caffè, ambasciatore del made in Italy e capitano di un'azienda apprezzata nei cinque continenti per la sua lunga storia di ricerca, etica, qualità ed eccellenza. Innamorato della sua terra, Illy non fa sconti nel ragionare intorno all'Italia, Paese che da culla dei diritto si è trasformato in patria del rovescio, pronto però a gesti di grande generosità; fucina di talenti che scappano e di furbi che spesso di annidano nella cosa pubblica; una società dove tutti sono allenatori e pronti a prendersela con i politici, ma dove di sono anche tanti imprenditori (spesso generazioni di famiglie) che si fanno carico di mille problemi, con uno Stato che c'è troppo dove non dovrebbe ed è latitante dove servirebbe. Illy analizza con rigore scientifico i fenomeni in atto e con schiettezza scuote il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, indicando le direzioni per cambiare rotta prima che sia troppo tardi. Punzecchiato dal giornalista economico Grancesco Antonioli non si esime dall'invitare anche noi cittadini a un cauto "ottimismo della ragione": «L'Italia ha un vantaggio competitivo "endogeno" legato al concetto del bello, del buono, del ben fatto. Un'attitudine che deriva sia dalla vena creativa, alimentata dall'incommensurabile patrimonio di bellezze del nostro Stivale, sia dalla cultura manifatturiera di mestieri tramandati da generazioni. Queste sono tutt'oggi le nostre armi di rilancio».
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