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Fin dai primi giorni dell'Unità d'Italia la questione meridionale ha costituito un vero rompicapo sociologico cui si sono date risposte il più delle volte parziali e insufficienti. La raccolta di scritti (essenzialmente estratti di saggi) curata da Camillo Daneo intende offrire una panoramica delle letture del problema formulate già a partire dal secolo scorso. Nelle prime pagine è messa in rilievo la totale incomunicabilità fra Nord e Sud caratteristica di tutto l'Ottocento: Ruggero Moscati tratta della lotta borbonica contro gli invasori piemontesi, Carmine Crocco ricorda il peso dell'orgoglio meridionale nell'indurlo a farsi brigante, Giuseppe Speciale analizza in che modo la stampa italiana interpretasse l'agitazione dei Fasci in rapporto alla politica nazionale fra 1893 e 1894. Si passa poi a studi di taglio socio-economico relativi al secondo dopoguerra: l'impasse che soffoca l'economia del Sud, il ruolo svolto all'interno di quest'ultima da rimesse, urbanizzazione e assistenza, gli errori di gestione compiuti dallo Stato con l'Anic-Gela. Nella parte conclusiva del libro, a sfondo più strettamente sociologico, Francesco Renda ripercorre la storia della mafia fino al 1980, sottolineandone il rapporto organico con la politica, per molti versi addirittura istituzionalizzato dopo il 1945, mentre Renato Brunetta, statistiche alla mano, rileva l'alto indice di malessere sociale presente nel Sud: le Italie "sono ancora due". Il libro, introdotto da Daneo con toni di amaro realismo, offre un quadro chiaro e articolato circa l'evolversi della questione meridionale attraverso più d'un secolo di storia. Daniele Rocca
scheda di Rocca, D. L'Indice del 1999, n. 10
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