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scheda di Gallino, N., L'Indice 1993, n. 6
Come Bach, anche Handel 'musicista teologo'. Per Hamish Swanston, primo cattolico dal Cinquecento a insegnare teologia in un'università inglese, l'intero arco produttivo del compositore è un sistema coerente di "teologia narrativa": sorretto da matrice evangelica fin dagli esordi pietistici, esso esplora col 'medium' drammatico i temi della Rivelazione, della natura umana e della sua liberazione. L'anglicanesimo d'età georgiana liquidò come nullo il valore teologico delle "storie" dell'Antico Testamento: Handel, 'outsider' verso i canali del dibattito ufficiale, riuscì invece a recuperarle alla coscienza religiosa della nazione britannica in tutto il loro icastico spessore, attraverso l'espressività potente e spettacolare dei propri oratori. Applicata a questo particolare corpus, la prospettiva è scintillante: l'indagine erudita spalanca profondità fascinose e fa ben figurare il testo nella collana di pensatori cristiani in cui appare. Purtroppo lo Swanston teologo s'avventura in suoli più infidi allorché- meno scortato da prosaiche ma irrefutabili categorie musicologiche sul ruolo di convenzioni e sistema produttivo -convoca a forza nel macrocosmo ideologico financo i giovanili "Vespri" per i Carmelitani romani (1707), l'"Oratorio per la Resurrettione" o i drammi per musica su testo italiano. L'approccio è diligentemente ripreso dall'appendice, una guida di Gianni Long a 'Messiah', che descrive testo e partitura nel tono piano delle parafrasi metalinguistiche anglosassoni per il "concert goer". Decisamente più interessante ove ricerca nessi causali ed espressivi con la musica attraverso l'esegesi dalle fonti bibliche del libretto.
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