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La prima impressione sul formato in grande è ottima, le pagine a colori per il tipo di storia ci stanno benissimo, hanno delle tavole fantastiche. Mi piacciono soprattutto le tavole di inizio capitolo, anche se sono spesso estranee alla trama (o almeno per ora lo sono). Punti negativi: la sovraccoperta è troppo leggera, rischia di rovinarsi molto facilmente e mancano almeno un due righe di sinossi. Per quanto riguarda la storia, questo primo numero è una presentazione in cui tutti i personaggi mi sembrano abbastanza strampalati
Umezu, fra i tanti temi toccati, vuole raccontare l'inquietudine che generava l'introduzione dei macchinari industriali che iniziavano a sostiuire l'uomo. L'introduzione dei robot porta infatti ad uno sconquassamento della società. Cambia il ruolo del lavoratore, la sua utilità, la prospettiva, il modo di applicare il proprio intelletto. Sono rimasto di nuovo folgorato (dopo Aula alla Deriva) nonostante in questo primo numero non avvenga poi molto. La vedo come una lunghissima introduzione utile per tutto ciò che verrà. Ancora una volta non posso che constatare quanto piacevole sia la lettura di questo autore ormai vetusto, ma che trovo sempre molto più fluido e meno pesante da leggere rispetto ad altri della sua generazione. La sua sceneggiatura insieme ad uno stile di disegno visionario, come già possiamo apprezzare in qualche capitolo del primo volume, rendono Io sono Shingo attuale esattamente come Aula alla Deriva. Non si sente il peso degli anni. Qualche nota sull'edizione. Carta bianca, zero trasparenze, solidità, ma maneggevolezza, non poche pagine a colori e/o bicromia. Non mi piace la sovraccoperta, non mi piace la differenza di tonalità dei neri fra una pagina e l'altra.
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