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Recensioni Io sono l'Indiano

Io sono l'Indiano di Antonio Fusco
Recensioni: 4/5

Capelli lunghi legati con un codino, impulsivo, insofferente alle gerarchie e alle ingiustizie, l'ispettore Massimo Valeri è conosciuto da tutti come l'Indiano. Abita in una barca ormeggiata nel Porto turistico di Roma e le sue uniche compagne di vita sono una moto Guzzi California EV e Lorena, gatta dal portamento aristocratico che si presenta ogni giorno per reclamare cibo. Nel suo passato c'è Giulia, la sola donna che abbia mai amato davvero. Nel suo presente, un intricato caso da risolvere. Da una settimana una ragazza eritrea staziona davanti al commissariato del XVII distretto e chiede giustizia per la scomparsa del suo compagno Jemal, uno dei tanti fantasmi sbarcati in Italia. I giornalisti sono attirati dalla protesta e la polizia non ha risposte: per il sostituto commissario Bruno Tognozzi, detto il Cane, la faccenda è spinosa e l'Indiano, da poco entrato nella squadra ma già in rotta con il superiore, è la persona giusta su cui scaricare il problema. In una Roma sferzata dalla pioggia che si prepara alla piena del Tevere, tra disperati, potenti e faccendieri di ogni sorta, l'ispettore Valeri si troverà implicato in un'indagine ben più delicata del previsto. Da quella scomparsa infatti parte un filo sottile e invisibile che lega i destini e gli interessi di individui insospettabili. Antonio Fusco dà vita a un nuovo imperdibile protagonista del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell'Indiano.

COME COMINCIA

Su un lato della stanza, proprio di fronte alla porta d'ingresso, una grande finestra affacciava direttamente sul mare. Per favorire il ricircolo dell'aria decisero di tenerla aperta. A chi mai sarebbe venuto in mente di buttarsi giù e affrontare un salto di venti metri?
Invece, Jemal scappò proprio così.
Negli attimi che separarono il folle proposito dalla realizzazione dell'impresa, la disperazione gli fece crescere le ali, e quando si lanciò nel vuoto sembrò che avesse imparato a volare.
Gli altri corsero a guardare e rimasero a bocca aperta vedendolo agitare le gambe sospeso nell'aria, come se ballasse sulla striscia d'orizzonte che separava il blu intenso del cielo dall'immensa distesa d'acqua brulicante dei riflessi del sole.
Per un po', nessuno disse nulla. Lo stupore è muto, si sa. A loro interessava soltanto sapere come sarebbe andata a finire, così da poter raccontare, un giorno, di quella volta che un pazzo di negro aveva creduto di essere un uccello e si era lanciato da una finestra nel mare della Costa Azzurra.

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