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Il collettivo Wu Ming lo adoro, ma questo non mi è piaciuto. Loro però scrivono sempre bene
Storie tanto stupende quanto terribili si snodano in queste pagine. Sentieri reali, calpestati e vissuti che ti fanno sentire in prima persona artefice ed ereditiere di una realtà cruda, violenta e spietata. Eccezionale.
Non il miglior lavoro del collettivo Wu Ming. Il libro si compone di una serie di racconti sulla Grande Guerra che, salvo poche eccezioni, non restano particolarmente impressi.
Recensioni
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Quattro vite nella Grande Guerra. Quattro storie. Quattro strategie. Un unico obiettivo: fuggire dall’orrore.
Cent’anni fa l’Italia entrava nella prima guerra mondiale, la “Grande Guerra” che ha coinvolto tutta l’Europa (e gli Stati Uniti d’America) dal 1914 al 1918. Milioni di uomini hanno partecipato al conflitto, sebbene non tutti fossero felici di abbandonare la propria vita per difendere un ideale, la patria o, più crudamente, un pezzo di terreno, nel quale vi era scavata una trincea. Il nuovo libro del collettivo Wu Ming raccoglie quattro storie, di altrettanti protagonisti, ambientate tra il confine italiano e quello francese. Le vicende narrate hanno tutte in comune la volontà, da parte dei protagonisti, di sfuggire all’orrore della guerra, e ognuno in maniera diversa.
C’è chi non vuole passare le sue giornate in attesa della morte in trincea, e decide di arruolarsi in un reparto speciale per riscattarsi in un ipotetico futuro, che prevede la sopravvivenza; c’è chi vuole scampare in toto al conflitto, fingendosi pazzo e passando di ospedale in ospedale; c’è chi odia l’idea di morire in tempo di guerra, e cerca paradossalmente di vivere a ogni costo come se la guerra non esistesse; infine c’è chi teorizza l’invisibilità, in modo tale che utopicamente agli uomini venga impedito di combattere l’uno contro l’altro.
Lo stile di questa curiosa opera, definibile a malapena come “romanzo storico”, è plurimo, così come i punti di vista: si passa da un punto di vista interno, di chi combatte la guerra, a uno di tipo epistolare; da una narrazione surrealista a una di stampo saggistico. Il risultato è sorprendente: è la definizione di un orrore da ogni lato, attuata da coloro i quali non vogliono in nessun modo esserne protagonisti. Invisibili, appunto, ma con una sensibilità abbastanza alta da voler protestare contro una società che richiede di essere protagonisti a ogni costo.
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