L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Il genitivo soggettivo/oggettivo dell'ultimo titolo di Gianfranco Marrone offre già di per sé stimoli in duplice direzione interpretativa: quella che converge sulla invenzione contenuta nel testo, e quella che contempla invece componenti attribuibili alla testualità come precipuo e generico modello. L'autore, tuttavia, non sembra concedere alle due possibili accezioni rilevanza degna di commento (commento peraltro presente in un suo precedente saggio pubblicato su "Versus"). O, per dir meglio, pur senza indicarle esplicitamente discute tutte le possibili loro derivazioni nelle prime ottanta pagine del libro, in cui è peraltro concentrata una riflessione di grande estensione e pregnanza. Si potrebbe anzi azzardare che in esse è contenuta l'intera visione semiotica, nel richiamo costante ai suoi "padri" più autorevoli e alla svariata gamma dei fattori speculativi che la concernono. Dalla filologia alla linguistica, da Hjelmslew a Derrida, da Greimas a Eco a Fontanille, ivi inclusi i riferimenti a Rousseau, Ricoeur, Pierce, Levi-Strauss, Merleau-Ponty, Lotman, e al non-luogo "fuori dal testo" e al suo corollario di "non salvezza fuori dal testo", per arrivare alle soglie degli anni novanta con Jean-Marie Floch ed Eric Landowski, la riflessione di Marrone sul testo si articola in un'infinità di rimandi, proiezioni, recuperi, aggiustamenti di tiro e riprese che, offrendo un affresco quasi esaustivo della speculazione semiotica, sarebbe arduo (e improduttivo) riassumere.
L'assunto di fondo tuttavia trapela fin dall'inizio. Quello, cioè, di un'insistita proposta in direzione sociosemiotica, quale approccio fondamentale al multiforme testo della contemporaneità. Dice infatti Marrone: "La sociosemiotica è sorta proponendo un apparato concettuale forte, capace di spiegare e comprendere una gran massa di fenomeni sociali, che vanno dall'alimentazione ai flussi televisivi, dalla pubblicità a Internet, dal discorso politico alla moda, dalla architettura al giornalismo, al design, ecc.". Essa è quindi strumento atto allo studio del sociale nella sua qualità di "un effetto di senso costruito, di cui occorre individuare le procedure che lo hanno posto in essere". Accantonato da tempo il modello interpretativo dello strutturalismo saussuriano, che ipotizzava il testo come un insieme dove tout se tiens in base a correlazioni interne, la semiotica si è aperta a considerare testi, pure componenti della sociosfera, quali ad esempio situazioni, luoghi, conversazioni ecc., e cioè momenti del socioculturale di cui i testi fanno parte intrinseca. Secondo un principio conseguente, viene esclusa anche la nozione di "rappresentazione" quale funzione del testo, che invece è contemplato come dato e veicolo direttamente partecipe della "realtà" sociale (afferma Marrone: "Il testo non è rappresentazione del mondo per il semplice motivo che lo contiene al proprio interno come suo contenuto"). E, in direzione analoga di un'assenza di differenziazione degli elementi in gioco, è assunto come parte inscindibile dal testo anche il contesto che vi fa da sfondo, preliminare, o conseguenza. La premessa suggerita da Marrone è che "la neutralizzazione della distinzione fra testo e contesto" comporta che si consideri centrale, e "oggetto privilegiato dell'indagine socio semiotica", la nozione chiave di discorso: quello metatestuale che si svolge fra emittenza e destinazione.
A conclusione di questa parte teorica segue l'indicazione di alcuni criteri di base da applicare all'analisi sociosemiotica. Quello della negoziazione, nel rinvenimento di norme interne continuamente intercambiabili, e quindi anche della chiusura o confine testuale (ad esempio la conclusione di un evento), sempre soggetti a variare: o ancora, della tenuta del testo e della sua intrinseca processualità; dei molteplici livelli (narratività, discorsività ecc.) più o meno complessi, più o meno astratti. E qui ritorna l'idea che ogni testo contiene al suo interno anche l'immagine della sua comunicazione/enunciazione, e quindi un discorso dove si esplicitano i principi del suo funzionamento; mentre alla relazione biunivoca fra emittente e destinatario si coniuga l'interattività attraverso la quale, ad esempio, "è l'immagine del pubblico nelle trasmissioni televisive a determinare i comportamenti ricettivi dell'audience: è l'idea dell'interlocutore del mio discorso che finisce per generarlo".
Seguono esempi di analisi, i cui oggetti di studio già appaiono indicativi della metodologia privilegiata. Al primo, Pinocchio: un libro parallelo di Giorgio Manganelli, che offre il destro per "ricostruire alcuni nodi della rete semioculturale generatasi intorno al romanzo di Collodi", segue il personaggio plurimediatico di Montalbano, che nelle traduzioni intersemiotiche dalla narrativa ai telefilm e viceversa palesa interessanti influenze iconiche. E ancora, nel capitolo Avventure casalinghe viene preso in esame lo strumento chiamato "sbattitore", che alquanto inopinatamente presenta "una configurazione molto complessa" di relazioni con "una serie di altri oggetti, ma anche di soggetti", a loro volta interrelati sul piano umano, sociale, narrativo e discorsivo. Segue un'interessante disamina sul "discorso" svolto dagli occhiali, nelle loro diverse pratiche d'uso funzionali alternatamente a vedere (lenti da vista) o a essere visto(occhiali da sole alla moda). All'estrema densità concettuale dei capitoli è contrapposta, intenzionalmente, la scelta dei relativi exergo, di tono palesemente umoristico e vagamente ironico. Cito, ad esempio cumulativo, l'ultimo, tratto da versi di De André, anteposto al capitolo su Il discorso degli occhiali: "Non più ottico ma spacciatore di lenti / per improvvisare occhi contenti, / perché le pupille abituate a copiare / inventino i mondi sui quali guardare. / Seguite con me questi occhi sognare, / fuggire dall'orbita e non voler ritornare".
Romana Rutelli
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore