L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Il libro di Améry è un lucidissimo, tenace catasto di molte sconfitte. L'etica in nome della quale il nazismo era stato combattuto viene negata dalla violenza e dal terrore imperanti in altre, varie parti del mondo; l'antisemitismo risorge in altri modi e in altre torme. Con inesorabile precisione e passione di verità, Améry registra le disfatte dello spirito di Auschwitz, a cominciare dalla peculiare inferiorità nella quale, nel Lager, vengono a trovarsi gli intellettuali, che l'inadeguatezza alla dimensione meramente fisica cui è stata ridotta la vita rende paria fra i paria, e che l'umanesimo scettico e autocritico, privo di certezze assolute, rende più indifesi rispetto a chi, come i credenti religiosi e i militanti marxisti ortodossi, possiede una fede incrollabile e una spiegazione inoppugnabile. stampelle che aiutano a sopportare torture, privazioni, umiliazioni e morte. In questo senso la riflessione si rivela, per l'intellettuale, causa di un'ancor più insidiosa fragilità: impedendogli di illudersi e costringendolo a scrutare sino in fondo l'annientamento della morale nel Lager, lo induce a interrogarsi sulla debolezza della morale stessa dinanzi alla realtà e a dubitare dei valori che non hanno saputo dominare il bruto corso degli eventi.Autore di due altri grandi libri - sull'invecchiare e sul suicidio - Jean Améry, proprio attraverso la disillusa assolutezza con cui sa misurare le nostre implaca abili «perdite di terreno», si rivela alla fine un maestro di dignità e di libertà, un campione del buon combattimento.
Jean Améry, pseudonimo di Hans Mayer, nasce a Vienna nel 1912, da famiglia ebraica assimilata nell'Impero austro-ungarico. Compie studi di lettere e filosofia. Nel 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania nazista, emigra in Belgio e si unisce alla Resistenza. Arrestato dai nazisti nel 1943, viene torturato e e poi internato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove trascorre due anni. Dopo il 1945 si trasferisce a Bruxelles ed esercità l'attività di scrittore, collaborando anche alla radio e alla televisione. Muore suicida a Salisburgo nel 1978.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore