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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2015
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La storia ha un andamento classico: la lenta, inarrestabile, distruttiva, discesa all'inferno di un uomo che si abbandona alla spirale del gioco, per poi tentare un qualche riscatto, che sarà difficile, problematico, ma non privo di uno slancio possibile di speranza. Se il modello di riferimento inevitabile, inarrivabile restano naturalmente Dostoevskij e il suo impianto narrativo, con la descrizione amara del degrado di una vita che si smarrisce irresistibilmente fino all'autodistruzione, la cifra stilistica della narrazione che Guerrieri sceglie per il suo racconto ha l'impronta di un linguaggio asciutto, diretto, quasi la cronaca distaccata e oggettiva di un referto medico. E Pietro, infatti, l'uomo che racconta la storia della propria vita distrutta dal gioco, parla da un "Centro di terapia" nel quale sta conducendo l'ultimo, disperato, sforzo di ricostruzione; la lenta risalita nel tempo di questa amara autobiografia lo riporta alla sua originaria condizione di uomo senza qualità, dove l'incontro casuale con l'occasione del gioco apre voragini inimmaginate di emozioni e tentazioni; da questa scoperta, Pietro muove verso un territorio inesplorato, nel quale incontra personaggi d'ogni possibile fantasia, che in quel mondo di speranza e di sofferenza si agitano inconsultamente, trascinati da una corrente di desideri cui si abbandonano senza nemmeno darsene conto. Il racconto è uno spaccato di vita che non pretende ricerca alcuna d'una morale spendibile per il lettore, ma elargisce soltanto il ritratto della perdizione come destino possibile d'ogni esistenza comune. La scelta del linguaggio narrativo esprime una coerenza intima con il progetto, e ne giustifica la accurata anamnesi da laboratorio. M. C.
L'insaziabile è il romanzo di un uomo e di una vita che involontariamente, ma inesorabilmente, precipitano nella perdizione. C'è un uomo «normale», Pietro, che un giorno, per caso e per non deludere un amico, scopre la roulette e l'emozione erotica che gli procura il gioco. Da quel momento la sua esistenza cambia.
Pietro s'infila nel percorso infernale dei casinò, delle bische, dei salotti privati; affronta la delirante via crucis delle vincite, delle perdite, dei debiti, degli usurai, della violenza che gli usurai praticano o minacciano. E intanto il mondo crolla. Spinto dall'insaziabile fame di gioco e d'azzardo, l'irreprensibile Pietro diventa ingannatore e ladro, distrugge le basi della sua quieta esistenza, conosce i tribunali, viene ripudiato dai figli ed estromesso dalla famiglia.La cronaca, narrata in prima persona, scaturisce da un punto d'osservazione originale e inatteso: il «Centro di terapia» nel quale Pietro tenta di rinascere, di recuperare almeno un poco di quel tanto che ha perduto: l'amore della moglie e l'affetto dei figli.
Nella commistione di passato e presente, fra personaggi bizzarri e canaglieschi, nel nodo delle pulsioni spaventose e mai spente, negli psicodrammi che pretendono di agire come vera e propria terapia, la vita nel «Centro» s'intreccia con la memoria bruciante dell'inferno, fino a delineare il tenue chiarore di un'alba che, scardinando una lunghissima notte, si offre forse come promessa e simbolo di vita nuova.
Scritto con gli estri di una lingua nervosa e inventiva, tra leggerezza e molteplicità, L'insaziabile va al di là della «storia esemplare». Analizza una malattia così labirintica da diventare totale. è la malattia immutabile e incurabile della fragilità umana sospesa al filo delle illusioni e al miraggio ingannevole della felicità. Giocare fino a perdere la mappa, e perciò fino a perdersi, è cercare oscuramente il varco per arrivare a ciò che non saremo né avremo mai. Esiste malattia più ingegnosa e catastrofica? Ma come ogni altro morbo, anche questo richiede il balsamo della pietà. Anche questo vuole che qualcuno lo renda sopportabile parlandogli d'amore.
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