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L'idea di base della prima opera di Jeff Buhler assomiglia molto al celeberrimo Shock Corridor di Samuel Fuller, ovvero il fingersi pazzo per indagare all'interno di un istituto psichiatrico, quello che praticamente fa il protagonista Jack preoccupato perché non ha più avuto notizie di sua sorella ricoverata per una crisi psichica. Il paragone però finisce qua, perché per il resto Insanitarium si trasforma in una sorta di Hospital Horror con il solito medico pazzo che ha inventato un siero per guarire gli schizzati, che in realtà li trasforma in mostri cannibali contagiosi, con tanto di occhi straniati e follia assassina. Nonostante alcuni momenti ricordino le atmosfere del bellissimo The Dead Pit, siamo di fronte ad un'operetta alquanto scontata, con citazioni a più non posso che partono da Romero fino ad arrivare ad Hannibal Lecter: spruzzi di sangue sulle pareti, azzannamenti, scarnificazioni e squartamenti in un'assurda parata del già visto e sentito. Persino il buon Stormare, che dopo Dancer in the Dark ha smesso di fare cinema dedicandosi a fare il gigionesco frankenstein del nuovo millennio in filmini da cinema "merendero" non riesce ad essere convincente, pur essendo l'unico nel cast a definirsi attore. Ma quello che scende ai minimi strati è il livello di credibilità dell'intero progetto oltre all'impenetrabile mistero della sua utilità anche agli infimi bassifondi del cinema di puro intrattenimento. L'unica scena degna di nota è la lobotomizzazione istantanea di uno dei fuggitivi con tanto di spiegazione scientifica. Ma a questo punto basta guardarsi il terrificante Session 9 se si cercano le sensazioni forti. Qua si può trovare soltanto il weirdo involontario di un filmaker in erba troppo poco maturo per elaborare prodotti da (minimo) "6".
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