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Anno edizione: 2018
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di Malamud avevo letto "Il commesso" e confesso che le tristi vicende di Morris Bobber e Frank Alpine non mi avevano lasciato indifferente...Qui invece sinceramente non ho capito granche': una storia di tensioni razziali e incapacita'di relazione, datata e fuori contesto, con una testardaggine del presunto scrittore, protagonista suo malgrado, ai limiti del parossismo e dell'autolesionismo intransigente. Un rivale professionale e sentimentale parodia del bestione nero, grosso e ribelle...Figure femminili tratteggiate solo per caratteristiche fisiche (: - bei capelli, gambe lunghe, seni e chiappe sode -) che sinceramente stridono con l'emancipazione della donna che in quegli anni raggiungeva l'apice (oggi forse sarebbero di moda, almeno in Italia...). Gli avrei dato un pallino ma, un po' x rispetto delle opere precedenti, un po' xke' cmq e' scritto bene e scorre veloce, oltreche' x la brevita', gliene concedo due...Xo' Malamud stavolta mi ha deluso!
New York, Henry Lesser sta ultimando un romanzo, la cui stesura dura da dieci anni, quando il suo palazzo viene evacuato per la demolizione.Al suo posto verrà costruita una moderna palazzina. Lesser, provvisto di regolare contratto di locazione, temporeggia rifiutando una buona uscita sempre più sostanziosa, pur di evitare un'interruzione tanto rischiosa da mettere in pericolo l'ispirazione. Così prosegue la sua ordinata routine nella solitudine del palazzo sempre più spoglio e abitato da anime randagie che vi bivaccano lasciando rifiuti di ogni genere.Un giorno scopre che nell'appartamento a fianco al suo si è trasferito Willie, un afroamericano originario dell'Harlem, per scrivere nel silenzio e nella tranquillità del palazzo. Tra loro si crea un'amicizia sincera grazie al comune destino di scrittori, a tratti sofferta per l'ostilità di Willie nei confronti delle origini ebree di Lesser. Quando l'amicizia tra i due coinvolge l'attività letteraria e un paio di vicende sentimentali, creando antagonismo, il conflitto culturale si fa aperto mettendo in luce l'anima nera di New York con i suoi odi atavici. E' un romanzo breve, forse un po' troppo cupo nelle atmosfere lugubri di questo palazzo disabitato, a tratti visionario, ma con una scrittura veloce, curata e per certi versi poetica, bellissime per esempio le riflessioni sulla vita dello scrittore. La figura del protagonista così pacata, metodica e sicuramente riuscita, si perde tra le atmosfere brutali che contraddistinguono invece Willie che nel tentare di riscattare sé stesso dalle proprie origini attraverso la scrittura, sfocia in passaggi un po' forti dove i suoi racconti lasciano emergere l'odio razziale in modo crudele e violento, quasi fine a sé stesso, gratuito. Altre figure si avvicendano nel romanzo, la ragazza bianca di Willie, una figura tormentata, ignorata dal suo uomo in nome della scrittura, con cui lo stesso Lesser intesserà una relazione.
Grande sorpresa.
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