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Una volta si immaginava il filosofo o lo scienziato come un soggetto nudo e di nient'altro nunito che del libro della Legge e cioè delle regulae scientiae che spiegano il mondo perchè chi ne conosce le leggi ne ha intelligenza. Un paradigma che già Nietzsche aveva deriso con la scepsi nihilista che travolse oltre che i valori morali anche quelli razionali di una scienza ottocentesca mai accettata dal filosofo tanto come la morale. Valori fittizi: esistono le scienze non la scienza questo sostenevano i nichilisti riproducendo il cinismo della cavallinità e dell'antimetafisica presocratica. Una scepsi che ha lavorato a fondo nella coscienza scientifica del novecento e che ha prodotto il suo risultato: la teoria della informazione come sostituto gnoseologico della teoria della intelligenza. Anzichè il filosofo intelligente del mondo col suo libro della legge sotto il braccio, il titolo lex" di questo libro va sostituito col titolo "info" perchè l'intelligenza e l'apprendimento sono prodotti della informazione che non ha leggi e non della legge scientifica riproduttiva delle regole oggettive del mondo. Punto di vista epistemico ancora oggi velleitario come lo definiscono gli avversari ma la teoria della intelligenza va in questo senso, verso l'informazione. L'opera introduce alla teoria della informazione e alla sua misurazione. Che l'entropia della informazione sia la misura della carenza intelligente è il teorema fondamentale e lo scopriranno i giuristi non i fisici perchè nel processo la svolta risolutiva dell'istruzione probatoria interviene con la caduta nel sistema di un frammento, una parola o un gesto che razionalizza e cioè mette ordine in un campo istruttorio prima entropico cioè disordinato perchè incognito. Che diviene ordinato e quindi razionale con un frammento prima incognito che razionalizza il sistema perchè esclude razionalità a tutto ciò che gli è incompatibile. La nuova idea di intelligenza in funzione della informazione e non della legge è questa.
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