Con il loro andamento sereno e pacato, le poesie di Pisani sono ancorate a una piena consapevolezza letteraria, che si evidenzia nelle scelte metriche e nei collegamenti con autori (come per esempio Saba o Di Giacomo) che nei loro versi hanno dato spazio a un tono colloquiale e a motivi sentimentali connessi ad aspetti della vita quotidiana, visti o rivissuti dolcemente nella loro intensa semplicità, come quella che troviamo in Vurria truvà na tavernella ancora («e po' assettarme cu' tte a na tavulella e int''o bicchiere 'e vino tagliarce na percoca e fa' nu brinneso all'ammore, a' vita ...»). In una scrittura caratterizzata da varietà di temi e di metri, al sentimento d'amore e alla passione civile per Napoli si uniscono riflessioni sulla vita, istanze spirituali e anche dichiarazioni sulla funzione della poesia e dei poeti. La scelta del dialetto, che da un lato risale alla grande tradizione postunitaria della poesia in napoletano, coincide d'altro canto con la volontà di individuare toni e percorsi non consueti, da cucire come un abito nuovo: «Aggio cercato 'e cósere pe' tte, poesia d' 'a terra mia, na vesta nova ausanno filo d'oggi e n'aco ch'appartene già a dimane». Con il filo di oggi e l'ago di domani, Pisani, pur senza fratture laceranti rispetto al passato, davvero cuce per la poesia napoletana una veste nuova, lontana dal già detto e da immagini d'altri tempi («Mo, poesia, cagnate songo 'e tiempe, nun è permessa cchiù perimma int' 'e penziere»). L'abito, cucito nel tempo con amore e con pazienza (la cura laboriosa di un poeta non prevede capi realizzati al momento, né quelli confezionati in serie), a partire dai primissimi incoraggiamenti ricevuti da E. A. Mario, è ora qui presente nelle pagine di questo libro nuovo, che «s'arape nnanz'a nnuie». Presentazione di Nicola De Blasi.
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