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Un libro che si legge tutto d'un fiato, trama sitle Tarantino, ritmo veloce e colpi di scena. Consigliato.
Giuliano Pesce ci aveva sorpresi con il suo primo romanzo per Marcos y Marcos: con L'inferno è vuoto torna a sconvolgerci e lo fa in grande: il Papa si è suicidato. Ogni testata giornalistica è affamata di informazioni, e il Boss di una Grande Casa Editrice decide che c'è bisogno di qualcuno che scriva un libro d'inchiesta, qualcuno di sconosciuto che si possa inflitrare in Vaticano: Fabio Acerbi, Ufficio Diritti, ex-aspirante scrittore. Già al primo capitolo ritroviamo il genio, l'assurdo, l'umorismo che contraddistinguono la scrittura di Pesce. Quel genio che ti fa chiedere quanti Negroni abbia bevuto per uscirsene con un'idea del genere. Ed è qui che si presenta il secondo protagonista del romanzo: Alberto Gasman, reduce da una notte di cocktail, cocaina, ragazze esuberanti e slogan ancora più esuberanti. Gasman fa un lavoro da sogno: su chiamata del suo datore di lavoro, il Cobra, accompagna ospiti e celebrity a divertirsi in giro per i locali di Roma. E molto spesso (leggi: sempre) si diverte un po' troppo. Tanto che a volte rischia di restarci secco, o di fare secco un suo cliente. Ed è proprio questo il caso: il suo ospite, Willy Carnaroli, conduttore televisivo, non ha retto tutto quel “divertimento”. Così, le vite di Acerbi, Gasman e del commissario De Santis si intrecciano a causa del Cobra e di una misteriosa Rossa che farà strage tra i nostri protagonisti. I loro destini si sfiorano e infine si scontrano in una danza macabra e assurda, esilarante e cupa, che trascina il lettore in un vortice di confusione e colpi di scena. Smettere di leggere questo libro sarà difficile quanto per Gasman smettere di bere.
"L'inferno è vuoto" di Giuliano Pesce (Marcos Y Marcos) ha un soggetto che promette di essere originale: il suicidio del Papa in Piazza San Pietro, il mondo che impazzisce più alcune sotto trame legate sempre all'epocale evento. La scrittura è però a mio avviso sciatta e troppo fumettistica. Perdonate la brutalità: caratterizzazioni dei personaggi superficiali e dialoghi di plastica. Insomma: valutazione negativa e la dimostrazione che una buona idea forse serve a vendere qualche copia, ma non a scrivere un buon libro, se poi "non si sa scrivere un libro".
Recensioni
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Pulp e poesia, con Pesce girar pagina regala adrenalina
Che bellezza di romanzo. Che tripudio di paradossi, ritmo frenetico, battute brillanti in dialoghi riusciti, avventure rocambolesche, ironia surreale, flash di commedia e tragedia, figure borderline e sopra le righe che si cacciano in situazioni pericolose, in una Roma con più buio che luce. E tanto, se non tutto, si regge sull’eterna, infinita tensione fra morte e vita. Non ha ancora trent’anni Giuliano Pesce, ma è al terzo romanzo, il suo più convincente, il secondo per l’editore Marcos y Marcos. Una conferma e una sorpresa. E, dunque, non fidatevi di quanti si piangono addosso e dicono che in Italia non ci sono talenti veri…
Pesce frulla situazioni e personaggi con abile scioltezza e distribuisce tanti sorrisi amari nel suo romanzo L’inferno è vuoto (251 pagine, 18 euro). C’è un aspirante scrittore, Fabio Acerbi, immerso in un mondo dell’editoria decisamente poco affascinante, alle prese con un Grande Editore che fa di lui ciò che vuole. C’è Alberto Gasman (solo una n), scagnozzo di un malavitoso, che non ha vigilato a dovere su un presentatore televisivo, Willy Carnaroli, che gli era stato “affidato”. Quel malavitoso, il Cobra (con due sicari dai nomi niente male, Beccamorto e Bara). E un commissario, Giorgio De Santis, alle prese con parecchio lavoro (fra morti e una scomparsa eccellente, la nipote del prefetto). A questi quattro protagonisti vanno aggiunti un suicida, papa Goffredo (che nelle prime righe del romanzo si getta a testa in giù, durante l’Angelus in mondovisione, lasciando un biglietto inequivocabile: «Non esiste alcuna verità; non esiste alcun dio. Ho ricevuto molto più amore di quello che ho donato, di questo vi ringrazio») e una ragazza misteriosa, dai capelli fulvi e con un neo sulla guancia, che appare ogni volta che c’è qualche snodo fondamentale della storia. Sul suicidio del papa Acerbi deve scrivere un instant book, ma la sua vicenda – in tre giorni, da domenica a martedì – si legherà inestricabilmente a quella degli altri personaggi: le avventure picaresche scorreranno fra alti prelati, uomini chiave del mondo dello spettacolo.
Spiazza, Pesce. Per immaginazione, ironia e tenuta narrativa ha una marcia in più. Ne vien fuori una gangster story molto originale. Visioni psichedeliche, inseguimenti, una Roma che sembra una Milano di parecchi decenni fa (o almeno quella che fu immortalata da certo cinema ritenuto non di serie A…) bizzarrie assortite, improbabili imprevisti, e trame intricate che si avviluppano e s’intrecciano. I riferimenti cinematografici a caposaldi pulp sono piuttosto espliciti, non mancano le citazioni letterarie, ma non c’è nulla che appesantisca la lettura, anzi. C’è anche una buona dose di poesia. Girar pagina è un piacere, un dovere, regala adrenalina. Tante frasi da ricordare. Una? «La felicità è tutta qui: un’estasi rapida. Neanche il tempo di assaporarla e già svanisce: scivola nei ricordi, invecchia alla velocità della luce. Nei casi migliori evapora senza lasciare traccia, in quelli peggiori si trasforma in rimpianto».
Recensione di Micol Treves
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