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Adriano Romualdi è stato forse il più importante intellettuale dell’estrema destra del dopoguerra e il miglior discepolo di Julius Evola. In questa raccolta di scritti sugli Indoeuropei, lo studioso forlivese mette in risalto gli aspetti razziali, antropologici, culturali, artistici e spirituali della stirpe che è la più arcaica, creatrice e sviluppata dalla comparsa dell’uomo sulla terra. L’aspetto della razza è trattata in modo ampio e documentato con citazioni di Guenther, il più importante pensatore razzialista europeo. La civiltà indoeuropea ha diversi simboli e manifestazioni che si riscontrano in tutte le culture indipendentemente dalla posizione geografica. Si può affermare che la stirpe indoeuropea ha origini dell’antica Grecia, nell’antica Roma, nei Latini, nei Galli, nei Celti, nei Germani, nei popoli slavi fino ad arrivare tra le etnie hindu e dell’estremo oriente. Uno dei simboli comune a tutte le tradizioni è quello, spesso frainteso perché associato al nazionalsocialismo germanico, della svastica. Essa rappresenta il simbolo solare per eccellenza; la rotazione del sole durante il giorno e le stagioni è rappresentato dai bracci della croce uncinata, e la svastica è stata ritrovata su anfore e altri oggetti vecchi di millenni. Quello che Romualdi vuole testimoniare e indicare alla destra radicale, è l’uscita dal vecchio nazionalismo patriottardo ottocentesco, in parte utilizzato dal fascismo per fare leva sui sentimenti identitari del popolo italiano, per l’approdo a una nuove visione di Europa Nazione che attraverso un nazionalismo europeo attui una rivoluzione interiore, delle anime, prima ancora che politica, economica e sociale. La comunità nazional europea dovrebbe essere, nella concezione romualdiana, l’alternativa a quelle liberalcapitalistiche e marxista, figlie, entrambi del materialismo del mondo moderno, nato dalla Rivoluzione francese e dall’Illuminismo. Romualdi è certamente da considerarsi un conservatore rivoluzionario e un innovatore.
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