"La prossima volta che fossi andato a incocciare in un'altra donna sola, con un viso da madonna e un paio d'occhi al curaro, avrei dato retta al buon senso e mi sarei allontanato in meno tempo di quanto ci si metta a dirlo." Che dovesse stare alla larga da quella donna, Rodolfo l'aveva intuito fin dal primo momento. Troppo bella, tanto per cominciare. E troppo portata a mettersi nei guai. Così quando la bella scompare, al nostro eroe, di nuovo ricongiunto con l'amico José Luis, non resta che partire alla sua ricerca. Ma a Lombok, dove anche gli incubi sembrano sdoppiarsi in un torbido e inquietante gioco di specchi, la caccia diventa ben presto una pericolosa partita a scacchi in un mondo in cui ogni verità è capovolta. "Presto incontrerai il tuo gemello. Stai in guardia", dice una vecchia strega a Rodolfo, il protagonista e io narrante di una parte del romanzo."Tutti abbiamo un gemello al mondo. Un doppio. A volte li incontriamo, più spesso no. Tu stai per incontrare il tuo. E i doppi si combattono sempre. Fino alla morte". È una predizione che Rodolfo ricorderà, quando veramente si renderà conto di aver incontrato il suo doppio e di essere circondato da almeno altre due coppie di doppi: è chiaro che qualcuno dovrà morire perché altri possano sopravvivere. La linea tra vero e falso è sottilissima, quanto quella tra bene e male, o quella che distingue un uomo dal suo doppio, tanto da restare sempre in dubbio, fino alla fine di un romanzo in cui l'autore riesce a mescolare generi diversi, il noir ma anche l'avventura del tipo salgariano, combinando violenza e storia d'amore, esotismo e realismo politico, dialoghi molto spontanei e descrizioni secche come raffiche di un'arma da fuoco. Terzo e conclusivo capitolo della saga di Rodolfo Capitani, "Incontro a Daunanda", vincitore del prestigioso Premio Scerbanenco 2006 per il miglior noir italiano, riprende ed espande i temi di "Le zanzare di Zanzibar" e "Singapore Sling": l'avventura, l'amore, l'amicizia e il tradimento. I capitoli in cui Rodolfo racconta la vicenda si alternano ad altri in cui la narrazione è in terza persona e ne è protagonista un'altra ragazza che viene rapita nella foresta - non sa da chi, né perché, solo che il capo è un occidentale dagli occhi magnetici.La sensazione che si prova, leggendo le due vicende, è di uno sdoppiamento, come se stessimo leggendo la stessa storia con qualcosa di diverso, con sfumature di un Male che si fatica a cogliere, più un'atmosfera, una percezione. Come se l'innamoramento subitaneo della ragazza di cui non sappiamo il nome ricalchi l'attrazione tra Rodolfo e Esther, con l'aggiunta della sindrome di Stoccolma e un che di selvaggio e di primitivo. - "Una bellissima storia che si può leggere in vari modi o su vari piani. O ancora, attraverso le lenti di un solo genere o diversi generi (thriller, avven-tura, amore, erotismo, esotismo...) che Narciso miscela perfettamente in un unicum, manovrando con grande abilità e intelligenza i ferri del mestiere con i quali costruisce un solido impianto narrativo, ricco di eventi, svolte, imprevedibilità, sorprese. Strizzando l'occhio a Chandler, Elmore Leonard, Fleming." LIA VOLPATTI - "… e visto che l'elemento avventuroso è più organicamente sviluppato del solito, è come se anche Narciso avesse incontrato il suo doppio, il Jack Morisco di cui sopra, sintetizzando le maniere di entrambi in un prodotto letterario di grandi maturità." CARLO OLIVA
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