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recensione di Paternoster, A., L'Indice 1996, n. 6
Quando dialoghiamo ci capiamo davvero?Le moderne teorie del linguaggio dimostrano che ci comprendiamo, o lo assumono piuttosto come una premessa autoevidente?Queste sono le domande al centro del libro diTaylor, che si propone principalmente di mettere in luce l'importanza dello scetticismo comunicativo per le teorie del linguaggio moderne e postmoderne.
L'autore esamina una dozzina tra teorie e paradigmi sviluppati nell'arco di più di tre secoli, chiedendosi in che misura essi siano in grado di far fronte al dubbio dello scettico.La risposta è in diversi casi nega-tiva: per esempio, generativismo, struttu-ralismo e filosofia analitica del linguaggio (identificate tutte come "teorie del codice") introducono surrettiziamente nei loro modelli della comprensione linguistica la tesi secondo cui ci capiamo, assumendola quale ipotesi teorica empiricamente giustificata.
Taylor ritiene che l'unico modo di esorcizzare lo scetticismo sia l'assunzione di una strategia antirealistica. L'idea è che per provare il successo della comprensione non occorra fare appello all'esistenza di significati o norme oggettivi - un tipo di giustificazione che lo scettico ha dimostrato essere insostenibile -, bensì, più debolmente, al giudizio della comunità: se questa ritiene che due interlocutori si comportano come se si capissero, allora possiamo senz'altro assumere che si capiscono. L'intuizione della strategia antirealistica, che sconfigge lo scettico proprio in quanto ne assume inizialmente il punto di vista, è dovuta a Kripke (in "Wittgenstein su regole e linguaggio privato", Bollati Boringhieri, 1982).
L'elaborazione più efficace - vale a dire meno attaccabile dallo scettico - di questa forma di antirealismo è rappresentata dall'etnometodologia di Garfinkel e Heritage, per i quali il problema che il teorico del linguaggio si trova a dover risolvere non è diverso da quello che il parlante affronta nell'ordinaria comunicazione quotidiana.Sapere se ci capiamo e come ci capiamo è cioè un problema pratico a cui gli interlocutori danno di volta in volta una soluzione (pratica) nell'ambito di un singolo processo conversazionale.Così la morale, un po' scontatamente wittgensteiniana, è che tutto ciò che il teorico deve fare è di descrivere i metodi ordinari grazie ai quali i parlanti certificano di volta in volta il successo delle loro pratiche comunicative.La teoria del linguaggio è ridotta alla "pratica" della comunicazione.
Lasciamo al lettore il gusto di scoprire la risoluzione ultima del rompicapo, non senza ricordare che il libro, in virtù di un tono piacevolmente didattico caratterizzato da diverse ripetizioni e chiarimenti, risulta abbastanza accessibile anche a chi non ha dimestichezza con la filosofia del linguaggio nelle sue diverse ramificazioni.
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