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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"L’incolore Tazaki Tsuruku e i suoi anni di pellegrinaggio” è un romanzo meravigliosamente criptico, dalla bellezza più discreta rispetto a “Kafka sulla spiaggia”, ricco di spunti cari a Murakami. L’esclusività dell’amicizia tra adolescenti. Il sesso come pulsione vitale. La fragilità della vita. La responsabilità sottesa ad ogni scelta. Il motivo del nóstos perché ogni essere umano deve compiere il proprio destino. Un mistero che affonda le radici nel passato. Il caleidoscopio di riferimenti culturali. La presenza del fantastico. Il piacere di “raccontare” suggerito dalla narrazione a incastro. La necessità della sofferenza per crescere.
Tra i migliori che ho letto, soprattutto perché non il solito mattone o suddiviso in più romanzi. Come al solito non manca mai l'ossatura musica classica/jazz, nuoto/corsa e sesso onirico/reale, e come al solito lascia molti punti interrogativi su vicende di cui si parla ma poi spariscono dalla trama. A ben pensarci però, nei romanzi i lettori vorrebbero che venissero chiusi tutti gli argomenti trattati, ma nei libri di Murakami sembra che questo aspetto rispecchi soprattutto la vita reale, quando veniamo a conoscenza di fatti di cui non sapremo mai la verità o perdiamo amici che all'improvviso non vediamo più. Può piacere oppure no, ma io nei romanzi preferisco che vengano svelati tutti gli enigmi trattati.
Prima volta che recensisco Murakami con meno di 5 stelle...libro struggente e passionale, molte pagine mi hanno portato alle lacrime ma il motivo per il quale do 3 stelle e il finale..se così si può definire. Non sembra esserci una vera e propria conclusione, mi sono sentita lasciata in tredici..molti nodi non sono stati snodati e mi hanno lasciata perplessa.
Recensioni
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Comprereste un'utilitaria che arranca in salita per partecipare a un rally automobilistico? Ragionevolmente no.
E perché allora dovreste acquistare un libro modesto, sbuffante e senza energia per un viaggio letterario quando in libreria c'è un romanzo come questo che supera quasi tutti i concorrenti?
Non tentennate, non indugiate se in un romanzo cercate la solidità di una scrittura perfetta (anche grazie alla traduzione di Antonietta Pastore) accompagnata alla fluidità di una storia intimista e misteriosa che avvolge e il lettore in una nube e ne offusca la logica portandolo là dove l'autore vuole.
Murakami, è stato scritto, è uno dei più accessibili autori giapponesi per un pubblico di lettori occidentali. È forse questo ad averlo trasformato in un romanziere di culto? Sicuramente la sua scrittura è comprensibile, forse anche nei suoi recessi più nascosti (o almeno ci illudiamo che così sia) persino per chi ha conosciuto il Giappone e la sua cultura solo marginalmente, quasi per sentito dire.
La nazione che Murakami ci racconta in queste pagine è quella del dopo-tragedia dell'11 marzo 2011 (mai citata) più cupa, pessimista, ripiegata su se stessa.
L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio si può definire un romanzo di formazione, soprattutto "di crescita", quella interiore del protagonista, Tazaki Tsukuru - "uomo che sembrava privo di una personalità dalle caratteristiche spiccate" -, costellata di piccoli elementi, quasi insignificanti che comunque ne andranno a tracciare il futuro - "Lui stesso, quando si guardava allo specchio, si trovava irrimediabilmente noioso".
Non avere un colore insito nel proprio nome - quando questo è un elemento comune ai suoi quattro migliori amici - può pregiudicare l'esistenza?
Tazaki Tsukuru ha "una sola passione, se così la si può definire: le stazioni ferroviarie". Su questa passione imposta lo studio, la professione e il luogo in cui vivere. Nulla accade di drammatico, ma contemporaneamente al suo trasferimento da Nagoya, la sua città d'origine, a Tōkyō, Tsukuru viene improvvisamente rifiutato da quegli amici con cui aveva trascorso ogni giornata e diviso ogni momento. Una sola telefonata dagli altri: non deve più cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai più.
Sarà una nuova amica, Sara, a guidare Tsukuru verso una risposta anche se come sempre Murakami non offre un finale definitivo alla sua storia, non regala una soluzione consolatoria.
Tsukuru guarda la sua sofferenza come fosse quella di un altro, cerca di staccarsi dalla sua fisicità, viene posseduto "dalla strana sensazione che il suo corpo stia subendo una totale metamorfosi", sino al punto di sentirsi un'altra persona totalmente, di cambiare fisionomia inasprendo il carattere. In un passaggio centrale del romanzo, Murakami riprende l'amato tema della crisalide da cui nasce un nuovo essere, diverso da quello precedente. Più che una farfalla un cervo volante, uno scarabeo rinoceronte, corazzato, indurito, reso più cinico e insensibile.
"Il ragazzo che una volta si chiamava Tazaki Tsukuru era morto [...] Quello che adesso era lì e respirava, era un nuovo Tazaki Tsukuru, un Tazaki Tsukuru il cui nucleo era stato, in gran parte almeno, sostituito. Ma era una verità che conosceva soltanto lui. Né aveva intenzione di condividerla con nessuno".
L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è il romanzo di una vita segnata da un'incomprensione; di un'infanzia, un'adolescenza e una maturità rigide, strutturate come solo la società giapponese riesce a fare; di un'incomunicabilità legata all'educazione che impedisce l'espressione libera e assoluta dei propri sentimenti e induce alla solitudine.
È un libro di sensazioni che non si può descrivere se non attraverso sensazioni. Un romanzo del quotidiano che fa del quotidiano romanzo. Ed è opinione comune che unicamente i grandi scrittori abbiano la capacità di svelare lo straordinario nel banale.
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