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Dopo appena aver finito di leggere il mattone “Il gioco dell’angelo” di Zafon mi sono buttato su questo diarietto del grande pianista regalatomi da una mia affezionata amica. Che dire? Forse che Allevi farebbe meglio a dedicare il suo tempo a suonare e comporre piuttosto che a scrivere. E’ un libro senza senso, in cui si racconta il backstage dell’ultima sua fatica (musicale): il cd “Evolution” in cui ha composto, suonato e diretto per la prima volta musica per orchestra. Rispetto a “La musica in testa” questo libretto, oltre alle belle fotografie inserite nel testo, è decisamente più strutturato anche forse con l’aiuto di qualche editor. Ma il primo libro, per quanto più “scoordinato” dava la sensazione di qualcosa di più vero, scritto di getto alla luce dell’improvviso ed inaspettato successo che ha travolto la vita del pianista. Fermo restando che non condivido per niente le sterili e futili polemiche sollevate da Uto Ughi ad Allevi, che considero un grande musicista dei nostri anni, personalmente preferisco le sue composizioni per pianoforte solo. Per cui spero in una sua prossima “Devolution” ;=)…Ora vado su “La mossa del cavallo” di Camilleri
Ho letto questo libro come in un solo respiro. Un'umana meraviglia.
L'unica recensione vera di questo libro è uscita su un noto blog di costume, di cui taccio il nome per evitare di essere tacciato di pubblicità occulta, ma che è facilmente rintracciabile googlando il titolo e l'autore. Un divertentissimo massacro, che mette a nudo da una parte la pochezza intellettuale di questo personaggio e dall'altra la sua ipertrofica (e ingiustificata) concezione di sé. Concludendo nell'unico modo possibile: che tutto il suo successo è frutto di una disgustosa operazione di marketing che è riuscita a raggirare l'ascoltatore e il lettore medio convincendolo di aver a che fare un Mozart redivivo.
Recensioni
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Reduce da un lungo tour, che lo ha visto protagonista insieme a un'intera orchestra sinfonica, Giovanni Allevi rivela, in questo agile libro, tutti gli aspetti più nascosti della sua complessa personalità. Dalle prime esperienze con la band di Jovanotti, dove approdò come arrangiatore dopo aver conseguito il diploma di compositore, fino ai palchi dei più prestigiosi teatri italiani, dove realizza il sogno di dirigere un'orchestra al completo. Una parabola in continua ascesa, che prevede come prossima tappa la pubblicazione di uno straordinario cofanetto contenente i suoi tre album e il Dvd registrato durante l'Evolution tour (Allevi All).
Un libro fotografico dunque, che descrive i momenti più importanti del tour di Allevi, ma anche un diario intimo e un testamento spirituale, un libro in cui il giovane compositore descrive la filosofia che sta alla base della sua idea di evoluzione. Intanto un'evoluzione biografica, che parte dagli anni difficili del conservatorio e prosegue attraverso le delusioni incontrate nel mondo della discografia pop, per concludersi, dopo alcuni anni passati nei club di periferia, con la fama di questi ultimi anni.
Un successo forse troppo repentino, che ha inevitabilmente portato con sé i disagi e le fobie legati ad una fortissima pressione psicologica. Sono proprio le pagine più intime quelle che suscitano maggiore stupore in questo libro. Alla soglia dei quarant'anni, infatti, Giovanni Allevi confessa la paura che ogni volta lo attanaglia al cospetto del pubblico e delle telecamere, l'ansia di non essere all'altezza delle aspettative della sua famiglia, ma anche la sua convinta fede religiosa. Una spiritualità profonda che gli ha permesso di interpretare la sua fervida vena creativa come un vero e proprio dono di Dio. Un musicista che si offre al mondo con la stessa disarmante semplicità di San Francesco (non a caso il suo tour inizia sul sagrato della basilica di Assisi) ma che spesso, proprio a causa della sua semplicità, rischia di non essere compreso.
La filosofia di fondo della sua opera sta tutta in una nuova interpretazione del rapporto che intercorre tra arte colta e arte popolare, tra i concetti complessi carichi di significato e i modi attraverso cui questi concetti possono essere comunicati anche a coloro che non possiedono gli strumenti per comprenderli. Con una sorta di megalomania, propria di ogni artista visionario, Allevi dichiarerà alla fine del tour di aver sovvertito le regole che finora hanno dominato la musica. Non una rivoluzione ma la naturale evoluzione del concetto di musica classica, che supera la visione dominante del secolo passato, quella di Adorno, secondo cui l'arte alta non può essere destinata alle masse, affermando che la sua musica, quella semplice, essendo complessità risolta può ben essere compresa dalle masse senza però rinnegare la sua origine colta. La lezione che Allevi raccoglie dai grandi compositori del passato e che spiega molto chiaramente in queste pagine ricche di passione, è che la musica classica è sempre stata popolare, dal momento che è in grado di arrivare dritta al cuore dell'umanità.
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