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Un sogno è la trama di questo libro, ma è uno di quelli fatti a occhi aperti e anche se nasce da un intervento di Dante Alighieri che sveglia l’autore proponendogli di fare un viaggio con lui all’inferno si potrà constatare come il richiamo alla Divina Commedia sia solo un pretesto. Ci si accorgerà, infatti, che quell’inferno, del tutto differente da quello creato da Dante, è purtroppo una realtà e corrisponde all’Italia contemporanea, popolata da peccatori di diverso livello che si trovano a loro agio nei vari gironi, più da considerarsi associazioni di categoria di delinquenti che delle vere e proprie sezioni in cui vengono inflitte le giuste punizioni. Quello che fa la differenza con altri libri che descrivono l’andazzo del nostro paese sta nell’ironia garbata dell’autore che riesce a fornirci un quadro d’insieme senza ricorrere a una satira sguaiata e spesso becera, senza far leva sulle caratteristiche fisiche o intellettuali dei personaggi, ma facendoci intuire chi siano con poche illuminanti parole. Più che ridere si sorride e in questo modo si riflette, un fattore determinante questo per accorgerci che in fin dei conti anche noi siamo parte di questo inferno, per lo più vittime consapevoli e spesso rassegnate. Insomma, la Divina Commedia, fatta eccezione per qualche piccolo meccanismo di struttura, non c’entra proprio, e il sommo Dante, guida di questo viaggio, sembra uno che ha veramente smarrito la retta via, e per quanto la fantasia dell’autore nel descriverlo abbia il suo peso non indifferente, finisce con il rappresentare un pover’uomo alla mercé dei tempi, spesso confuso, e incapace di distinguere l’apparenza dalla realtà, dando vita così ogni tanto a situazioni amaramente umoristiche. E’ così che una vicenda surreale si trasforma piano piano nello specchio della realtà, insomma a un inferno, ma in terra. La lettura è più che raccomandabile.
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