“In a State of Altered Unconsciousness” è il disco d’esordio degli Earthset, giovane gruppo indipendente nato a Bologna, in uscita per Seahorse Recordings. Insieme dal 2012, dopo un primo demo EP uscito nel 2013 e due anni trascorsi a proporre dal vivo il proprio repertorio di inediti in lingua inglese, suonando nei principali club Bolognesi dell’Emilia, nonché al The Good Ship di Londra, il gruppo si presenta all’esordio discografico con un concept album che racchiude brani scritti tra il 2012 ed il 2014. Per riversare nel disco la carica e la dinamicità che il gruppo esprime sul palco si è scelto di registrare tutti i brani in multi traccia live, cioè registrando dal vivo l’esecuzione dell’intera band per le parti strumentali, per poi registrare le voci. L’artwork, realizzato da Meuro Belfiore, raffigura una foresta immersa nella nebbia, immagine presente nell’ultimo brano del disco e che condensa l’aura di sospensione ed incertezza che attraversa il disco. Ciascuna delle dieci tracce del disco è, infatti, espressione di un diverso “stato alterato di coscienza/incoscienza” che diventa ora fonte di riflessione, ora via per una più matura coscienza di sé, ora momento di ricercata o sofferta solitudine, ora di straniamento sensoriale e paura. Questa continua sensazione di smarrimento e ricerca di stabilità presente nei testi della band è espressa musicalmente attraverso una sezione ritmica sempre sostenuta ed incalzante, con la batteria di Emanuele Orsini ed il basso di Luigi Varanese, su cui Costantino Mazzoccoli ed Ezio Romano si alternano in intrecci armonici mai perfettamente consonanti di chitarre fredde e nervose, a far da tappeto alla voce di Ezio Romano, che “dialoga” con gli strumenti con linee altrettanto articolate e mutevoli, conferendo alla produzione della band un’ampia varietà di registri. La musica della band sfugge a rigide classificazioni di genere: agli Earthset piace giocare con le armonie e con i suoni, arricchendo i propri brani di inserti ora noise, ora classicheggianti, mai banali e solo apparentemente fuori contesto, per creare una dinamica ed alternativa soluzione musicale che sorprenda e a volte “ferisca” l’ascoltatore. Nel disco, dunque, si spazia dall’indie rock al grunge, passando per la psichedelia ed il progressive. Tra i principali riferimenti del gruppo possono ritrovarsi i Pink Floyd (citati nel disco come “ispiratori”), Jeff Buckley, Sonic Youth, Smashing Pumpkins e Radiohead, ma non mancano venature new wave ed una certa attitudine punk rock.
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