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Catania, zona Piazza Teatro Massimo. È qui che si svolge la vicenda di Willy e della Musa. Ma chi sono i protagonisti del romanzo "In fondo sono buono" dell'emergente autore Mario Cunsolo? Willy, il classico Peter Pan, è un ragazzo iscritto da una decina d'anni all'università. È superficiale e cerca scappatoie per non studiare. È talmente egocentrico che quando incontra la Musa per la prima volta scambia la sua totale indifferenza per interesse. Tutta la settimana scorre tra paradossali vicende, che mettono in risalto il lato cinico, ma in fondo buono e romantico di Willy. Il protagonista maschile comincia a riflettere e arriva quasi a mettere in discussione tutta la sua vita, le sue certezze. Si pone dei dubbi che prima del "fatale" incontro non si sarebbe posto e organizza tutta la sua settimana in modo da poter uscire nel week end con la Musa, dando però per scontato che lei accetterà un appuntamento. Quello che tiene letteralmente inchiodato il lettore al libro è la paura che qualcuno degli imprevisti da cui sono costellate le giornate di Willy impediranno all'ultimo il fatidico incontro con la Musa. La Musa è una ragazza profonda, carina, gentile, impegnata, che non si concede facilmente. Una vera e propria sfida per Willy, che usa infatti circondarsi di ragazze superficiali, instabili, che non sanno resistere al suo fascino e che lo viziano nutrendo il suo ego. L'incontro con la Musa sconvolge gli schemi di Willy, a cui il piccolo universo che si è cucito addosso non basta più. Willy capisce di volere qualcosa di diverso, di più normale, di vero. Vuole lei. Sono tante le domande che restano senza risposta fino alla fine del libro: i due si incontreranno? Che cosa si diranno? Lei sarà interessata? Domande che troveranno una risposta solo dopo un'attenta lettura, soprattutto del finale di questo libro molto interessante, capace di dipingere in pieno le caratteristiche della società di oggi, fatta di uomini incapaci di crescere e donne superficiali.
Romanzo, quello di Mario Cunsolo, che vuole raccontare uno spaccato di vita quotidiana dei nuovi giovani d'oggi. Lo fa non omettendo nulla, mostrando anche le nefandezze che oggi sono all'ordine del giorno e che si rifanno ad un culto estremo dell'immagine. Ma...oltre la superficialità, l'opportunismo, e le nenfandezze c'è dell'altro, c'è lo spirito dell'uomo che nonostante tutto è proteso verso il bene, verso l'altruismo, verso i rapporti autentici colmi di benevolenza e comprensione, nonchè verso la solidarietà. Questi valori se ben velati emergono comunque nel corso del romanzo, ci danno l'idea che... in realtà il protagonista in fondo è davvero buono, e che il romanzo non avrebbe potutto intitolarsi diversamente. Willy Rapisarda combatte i propri demoni ogni giorno, che poi... non sono altro che lui stesso, il suo stesso Io distorto e un pò malato, che prepotentemente prende il sopravvento in numerosi momenti della sua vita. Qualcuno cerca di rinsavirlo ma...i demoni del sui Io distorto sono potenti, e non permettono a quel Peter Pan di vederci chiaro, di aspirare ad una vita più degna che non sia il "qui e adesso". La Venere farà parte di queste poche figure benevole che cercheranno si indirizzarlo verso la retta via, ma...non è facile svegliare un tizio dormiente da trent'anni. Una speranza però c'è, perchè...come il protagonista spesso sottolinea, In fondo è buono! Lo consiglio vivamente, è un romanzo audace, che vuole discostarsi dai normali parametri letterari, e che a mio dire, ci riesce benissimo.
Ho letto il libro in questi giorni, sono catanese è ovviamente ho trovato molti punti di contatto con la realtà che vivo giorno per giorno. Il giovani catanesi fortunatamente non sono tutti come i personaggi del libro, sennò sarebbe stato un vero dramma. L'autore si limita a descrivere quella generazione dei trentenni che vive senza un reale progetto, alla giornata. Vuoi per le condizioni lavorativi precarie del profondo sud, vuoi per la forma mentis di alcuni di loro che preferiscono posticipare di molto l'inizio della vera vita adulta, per convenienza, rassegnazione, e scarsa inizitiva, etichettati per questo come "Baroni" dall'autore stesso. Come spesso avviene una figura femminile può rimettere tutto in discussione e fare da grillo parlante, ma... la forma mentis del protagonista è troppo radicata nelle proprie filosofie di vita; un cambiamento forse potrebbe esserci, l'autore lo fa presagire secondo me, ma non ne dà certezza. Divertentissimo l'episodio in cui Willy Rapisarda dovrà forse soccombere alla minaccia di una collega "ipersupercessa" come lui stesso la definisce, il timore di dover avere a tutti i costi un rapporto sessuale con lei, darà vita a dialoghi interiori e monologhi proverbiali. E' un romanzo piacevole, leggero, ma che dà comunque ottimi spunti di riflessione icon un sarcasmo pungente.
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