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Descrizione


Il problema dei rifiuti crescenti e sempre più pericolosi, delle scorie nelle varie forme, dei difficili riciclaggi, delle discariche che investono zone sempre più vaste del pianeta, è il protagonista indiscusso di questo romanzo. Tutto questo è presentato in relazione al'altro problema base della nostra società: il lavoro dei giovani, o più spesso il non-lavoro, la disoccupazione, con le sue conseguenze per il singolo individuo e per l'intera società. Le due problematiche si intrecciano in un libro capace di scendere non solo nel sottosuolo della "pattumiera globale" ma del cammino umano e dei suoi destini.
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Dettagli

1998
23 ottobre 1998
176 p.
9788831770125

Voce della critica


recensioni di Marconi, S. L'Indice del 1999, n. 03

Chi ha letto un altro qualsiasi dei molti libri di Barbaro riconoscerà in questo Impresa senza fine temi motivi ritmi e ambientazione. Il romanzo, infatti, si svolge principalmente a Venezia, città adottiva di Barbaro, da lui molto amata e raccontata: le orde di turisti, i veneziani commercianti arricchiti, il dialetto appena chiosato, le case cadenti e l'acqua onnipresente sono tutti incontri già fatti nei suoi moltissimi racconti lagunari. Non solo: il personaggio principale è un giovane che parla con lo stesso gergo del protagonista di un romanzo di Barbaro del 1995 (La casa con le luci, Bollati Boringhieri), ma lavora e si interroga come i personaggi dei suoi primi libri. Anche lui, come loro, si trova di fronte a un compito che sembra non avere fine, deve fare i conti con il rapporto tra la natura e l'uomo, si sente inutile e solo; anche a lui sembra che nessuno possa capire l'enormità del lavoro che gli è toccato. Ma, diversamente da loro, non deve costruire né dighe né ponti, non deve bucare montagne o creare laghi, non deve versare cemento da nessuna parte: deve semplicemente raccogliere immondizie. Stefano, che come Barbaro viene dalla campagna veneta, stufo di studiare storia con professori poco credibili e affaticato dagli espedienti per mantenersi nella carissima Venezia, inventa col fratello aspirante medico un'impresa di pulizie che gli cresce inaspettatamente tra le mani, facendolo schiavo e conquistandolo ai conti e alla fatica, nonché ai pensieri sul mondo invaso dalle cartacce, sull'Africa pattumiera dell'Europa, sul fatto che ormai è già stato costruito tutto e si tratta piuttosto di portar via, di eliminare, "problema nostro, prima volta nella storia del mondo". Venezia, dunque, come cornice; in mezzo un giovane che affronta il problema del lavoro che non c'è e poi - subito dopo - del lavoro che è troppo e che rischia di mangiarsi tutta la vita e poi ancora che non è più soltanto troppo ma è addirittura infinito, forse inutile e senza speranza. Un lavoro che lo mette inevitabilmente in contatto con mondi persone pensieri che altrimenti non avrebbe incontrato, un lavoro che diventa rischioso ma anche avvincente e forse persino insostituibile. Venezia, un giovane uomo che pensa, un lavoro che consiste nel salvare il mondo dall'invasione dei rifiuti, e attorno fidanzate parenti amici città e campagna viaggi lezioni universitarie un'immensa discarica di libri e un cimitero da trasformare in luogo della raccolta differenziata: sono questi gli ingredienti di un romanzo in cui, come sempre, Barbaro adopera il suo stile cadenzato da un ritmo ternario o binario, la sua lingua chiara e semplice ma attentissima e precisa, trascinandoci nei nuovi "cantieri di distruzione", in "gironi d'inferno o cieli del paradiso", dietro un impegno terribile e gigantesco, attraverso mucchi di rifiuti "come se fosse una composizione di esseri diversi, di parti diverse che possono sciogliersi e poi rimettersi insieme, appena passato il mucchio", per scoprire "che il senso delle cose (...) ormai sta qui, nelle scovazze-monnezze", in quell'impresa infinita che non si può più eludere, che ormai "ci tocca".

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Conosci l'autore

Paolo Barbaro

1922, Mestrino

Paolo Barbaro (Mestrino, Padova, 1922 - Venezia 2014) è stato uno scrittore italiano. La pagina austera dei primi libri (Giornale dei lavori, 1966; Le pietre, l’amore, 1976), in cui riversava le proprie esperienze di ingegnere giramondo, è andata via via arricchendosi di umori romanzeschi: Malalali (1984), Diario a due (1987), Una sola terra (1990), La casa con le luci (1995), Con gli occhi bianchi e neri (2000), Il paese ritrovato. Ritorno ai Ronchi (2001), L'ingegnere, una vita (2011) e Cari fantasmi. Frammenti per un'autobiografia (2013). Ha vinto i Premi Buzzati, Comisso, Flaiano, Pisa, Teramo, per tre volte il Premio Selezione Campiello e per due volte è stato finalista del Premio del Pen Club italiano.

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