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Analizzando la composizione dell’aristocrazia dello Stato pontificio in età moderna, viene ricostruita la prassi giuridica del fedecommesso, un istituto la cui ambizione era la conservazione “in eterno” dei beni familiari e la propagazione futura all’infinito della stirpe in linea maschile.
Nel periodo preso in esame il fedecommesso si rinnova e si diffonde, allontanandosi dalle originali caratteristiche derivate dal diritto romano. Nella Roma barocca, in particolare, diviene uno strumento di promozione sociale per accedere ai ranghi della nobiltà, e i teorici del tempo, come G.B. De Luca, danno veste giuridica a una prassi largamente usata. L’ampia documentazione pervenuta ci consente di esaminare da vicino gli effetti di questo istituto sull’articolazione dei patrimoni familiari, dai palazzi ai beni rustici, dalle collezioni d’arte agli investimenti monetari.
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