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scheda di Sharaui Lanfranchi, N., L'Indice 1991, n. 6
È un libro tanto erudito quanto incantevole, in cui il testo si alterna a brani di testi e di poesie arabe del medioevo, tradotte dall'autrice, che descrivono i giardini, le fontane, i laghetti, i palazzi, le moschee, le dighe, le città fittizie e reali dell'epoca. In quel mondo iperbolico e fantasioso, i materiali da costruzione più apprezzati erano l'oro, l'argento, le perle, gli zirconi ed altre pietre semi-preziose, senza dimenticare il marmo con venature ricche e decorative. Il piacere irresistibile di descrivere tali splendori, il trono della regina di Saba, ad esempio, intarsiato di pietre preziose, o la cupola di un palazzo costruita coi mattoni d'oro e d'argento, è a volte seguito da una lezione di saggezza, ispirata al divieto, da parte dell'Islam, di costruire case per l'eternità quando l'uomo è soltanto di passaggio in questo mondo. Sultani, cortigiani, giudici, poeti, cantanti, giocatori, schiavi ed eunuchi divertenti si muovono in questi antichi mondi con eleganza, eloquenza e certamente con molto umorismo. "Palazzi del mito", "Salomone il grande costruttore", "Le città fantastiche" - i bei titoli dei capitoli sono soltanto un accenno ai numerosi tesori citati dai grandi scrittori arabi dell'epoca. Vi si ritrovano le voci del grande storico e sociologo tunisino Ibn Khaldun, del viaggiatore Ibn Battuta, di alcuni storiografi, quali l'iracheno Tabari, che era anche giurista, l'egiziano Maqrisi, lo spagnolo Ibn Baskwal, e il siriano Ibn Khaliqan, oltre a tanti poeti andalusi come Ibn Zaydun, Ibn Khafagah, Inm Hamdis, e altri, compreso il grande Isfahani, autore della famosa antologia dei poeti dell'epoca, il "Libro dei canti". Nonostante l'agevolezza apparente della scrittura, il libro è senza dubbio frutto di un lungo lavoro e di ricerche approfondite nella letteratura e nella storia del medioevo. Lo stile gradevole della scrittrice, anche se in traduzione, stabilisce un legame sottile e invisibile tra storia e brani pieni di fantasie, favole, poesie e racconti che appartengono al mondo delle "Mille e una notte". Vi si ritrova un mondo arabo opulento ed edonistico che non esiste più.
L'introduzione di Ennio Concina, dal titolo "Idee e forme nell'architettura araba", insieme alle immagini, fa da controcanto al lavoro principale, in quanto descrive nei diversi periodi le trasformazioni di tutte le città, il concetto locale dello spazio urbanistico, e la filosofia ispiratrice dei modelli architetturali reali che sono immaginati o descritti nei racconti. Le illustrazioni e il glossario - una minienciclopedia dei nomi dei sultani, delle tribù, degli storiografi, dei poeti e di altri personaggi dell'epoca - danno una prova in più della grande familiarità della Rubiera con la letteratura e la lingua araba del medioevo. Il glossario dei termini di architettura aggiunto da Concina è prezioso in quanto i termini specialistici originali sono in via di sparizione a seguito della scomparsa dei mestieri stessi a causa del processo industriale.
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