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Nel vasto campo della saggistica musicale, non ho mai sopportato i libri sui cantautori (inclusi quelli su Gaber) costruiti alternando squarci biografici e analisi, spesso scontate, dei testi. Mi sembrano aria fritta. Le canzoni e a maggior ragione quelle di Gaber/Luporini, sono una forma d'arte che nella loro apparente semplicità, giungono all'ascoltatore in modo immediato e soprattutto senza bisogno di essere mediato. Gaber si è sempre spiegato benissimo e basta ascoltare/vedere il suo teatro-canzone per rendersene conto. "L'illogica utopia" è senza dubbio una felice operazione editoriale perchè si pone su un altro piano: il curatore Guido Harari ha evitato la trappola dell'ennesimo libro su Gaber intuendo che l'unico modo per ricostruirne la figura umana e artistica, era di affidarsi alla sua stessa voce (lettere, interviste, dichiarazioni, ecc.). Harari ha fatto un magnifico lavoro di montaggio, dando forma ad un'immensa mole di materiale, pubblico e privato. Il risultato è una stupenda narrazione per parole e immagini, una sorta di autobiografia a posteriori, che sa unire il piacere della lettura e il piacere della visione, grazie ad un'iconografia e a una veste grafica davvero ottime.
Sicuramente un libro importante, da avere solo se si ritiene Gaber un genio, e non un cantante come tanti altri buoni cantanti.
Recensioni
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Gaber, l'illogica utopia. Un’autobiografia per parole e immagini a cura di Guido Harari con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber.
Gaber racconta Gaber nel 40° anniversario della prima replica del Signor G e della nascita del Teatro Canzone.
Il nuovo libro di Guido Harari s’intitola Gaber, l’illogica utopia e racconta, attraverso più di 400 illustrazioni tra fotografie, manoscritti, testi e documenti in gran parte inediti, la biografia di Giorgio Gaber. L’occasione propizia per un progetto editoriale così ambizioso è data dallo scoccare dei quarant’anni dalla prima replica de Il Signor G di Gaber-Luporini, nell’ottobre 1970, sulla scena del Piccolo Teatro di Milano, dove prese vita una nuova forma di spettacolo: il Teatro Canzone.
Dopo aver curato volumi prestigiosi su Fabrizio De André, Fernanda Pivano e Mia Martini, Guido Harari torna “fotografo senza macchina fotografica” per costruire il ritratto definitivo e ufficiale di uno straordinario amico. Lo fa attraverso lo sterminato archivio della Fondazione Giorgio Gaber, dei cui tesori viene qui presentata per la prima volta una corposa sintesi, con trascrizioni di materiali audio e video, interviste, manoscritti e testi spesso inediti, memorabilia, rare copertine di dischi e lacche e fotografie tratte dagli archivi dei fotografi che più da vicino hanno seguito l’artista lungo mezzo secolo.
Impreziosiscono il già ricchissimo apparato del volume (oltre 400 illustrazioni), una dettagliata cronologia e una discografia completa di rarità italiane e internazionali a cura di Claudio Sassi.
“La viva voce di Gaber prende il largo in un caleidoscopio molto intimo di pensieri e parole, ricavato accostando testi di provenienza e di epoche diverse. Parole su cui soffiano il vento di una morale di lotta, l’ansia di un’etica nuova. Perché Gaber è un bisturi che incide senza pietà sulla realtà. Immagina, auspica, anzi esige un nuovo umanesimo e, con esso, un individuo fatto di privato e di politico, ancora tutto da inventare. È questa “l’illogica utopia” del qui e ora, da cui prende il titolo il libro, condita di un “appassionato pessimismo” che l’artista vorrebbe detonatore di uno slancio vitale e gioioso verso il futuro. Perché “la realtà è un uccello che non ha memoria. Devi immaginare da che parte va”.
Guido Harari
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