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Anno edizione: 2019
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Un libro, delicato e ironico, che tiene il lettore col fiato sospeso. Un romanzo di grande efficacia che sa coniugare il giallo moderno col poliziesco classico. Una storia piena di humour per nascondere le lacrime di chi è costretto a lottare col proprio destino. Un ispettore di polizia che si batte per far trionfare la giustizia rischiando di infrangere la legge. Sono certo che di Romeo Giulietti sentiremo parlare ancora a lungo dal momento che anche i grandi editori si sono accorti della bravura del suo autore, Francesco Paolo Oreste. “L'ignoranza dei numeri primi” un libro che dona speranze. Regalatevi un'emozione piena di divertimento.
Recensioni
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Il romanzo poliziesco è un sottogenere letterario, nato nell’Ottocento con il racconto di Edgar Allan Poe, I delitti della rue Margue che ne fissò in qualche modo i tratti caratteristici, quali la presenza di un acuto investigatore che con una sua precisa personalità spesso appare in una serie di romanzi, come, ad esempio, lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle o l’Hercule Poirot di Agatha Cristhie. Esso è un sottogenere di grande successo popolare perché in grado di appagare il gusto di un vasto pubblico che attraverso tracce progressivamente disseminate viene emotivamente ed intellettualmente coinvolto.
Il romanzo di Francesco Paolo Oreste edito da Baldini+Castoldi, L’ignoranza dei numeri (190 pagine, 18 euro), con prefazione di Erri De Luca, a buon diritto appartiene a tale sottogenere, infatti ne presenta tutte le caratteristiche, non esclusa la presenza di un assistente dell’ispettore, Michele a polemica di poche parole che, novello Watson, lo coadiuva con il suo pragmatismo. Tuttavia il protagonista, l’ispettore Romeo Giulietti non è descritto esclusivamente nella sua operativa abilità nella conduzione delle indagini, ma anche e soprattutto nella sua vita privata, nella sua indole, nella sua essenza interiore conscia ed inconscia, sicché il suo modo di essere diviene “un esserci” per adoperare un sema heideggeriano, che guida il suo agire anche nell’attività investigativa. Ne consegue che nello stesso tempo possiamo considerare il romanzo come inseribile nel sottogenere espressivo-emotivo, poiché quello poliziesco non è sufficiente a qualificarlo, tuttavia, grazie a questa sorta di contaminazione, il narratore riesce a fornirci un ritratto complessivo e una coscienza di sintesi dell’esperienza umana.
L’ispettore di Oreste, Romeo Giulietti è una persona riflessiva, che nutre speranza, indotto ad amare e a capire, ad entrare dentro le motivazioni economiche, sociali che inducono alla deviazione per carpire insieme all’illegalità, l’ingiustizia socio-economica che spesso si pone alla base dell’atto criminoso e il processo razionale ed emotivo nello stesso tempo, del tentativo di comprensione è tale che diviene anche materia dei suoi sogni: «Lui, l’ispettore, sogna la vita degli altri: i loro amori, le loro miserie e i loro dolori gli cadono dentro… e aspettano che Romeo Giulietti chiuda gli occhi. E poi ricomincia lo spettacolo» Alla sua indole naturalmente indotta alla comprensione e all’amore sembra alludere anche il suo nome, Romeo Giulietti che tanto ricorda il titolo di una rinomatissima commedia di William Shakespeare. Uomo di cultura, amante della lettura e della poesia, antepone la giustizia al rispetto della legge, considerato che “spesso la legge si faceva beffe della giustizia, la relegava in un angolo e godeva nell’affermare il suo arrogante potere» (pag.138) e proprio per questo, egli volge la sua attenzione agli ultimi, in una Napoli avvilita dalla camorra e dalla collusione di questa con il potere burocratico e politico. Ma la caratterizzazione del personaggio non è affidata soltanto alle reazioni nello stesso tempo, come si è già detto, razionali ed emotive del suo operare nel corso delle investigazioni, ma anche alla descrizione dei suoi amori, quale quello impossibile per la sua Rebecca.
Nonostante il suo saggio operare il nostro ispettore rischia di essere processato e licenziato per aver favorito uno sciopero contro le discariche dell’immondizia alle falde del Vesuvio e vicino alle abitazioni , ma durante una conferenza stampa, grazie all’uso accorto delle parole, riesce ad assecondare tutti, pertanto non gli resta che esaltare il potere delle parole poiché esse «non sono numeri, non hanno la pretesa di essere universali…. Sanno di potere essere tutto e niente, che il loro senso dipende dal tono, dai gesti, da un respiro o un accento». Con una prosa semplice nel lessico e nella strutturazione morfo-sintattica, Francesco Paolo Oreste, scrittore in posizione eterodiegetica, ci pone di fronte ad un intreccio che diviene anche occasione per esaltare il potere della parola.
Recensione di Francesca Luzzio
Romeo, oh Romeo! Protagonista di questa vicenda poliziesca che nasconde sotto le righe qualcosa di più profondo per una città come Napoli. Napoli, la bella cittadina fronte mare con panorami mozzafiato, turistica al punto giusto, purtroppo nasconde da tantissimo tempo problematiche che difficilmente vengono affrontate, perché come dice l’ispettore durante il romanzo, si cerca il compromesso. I colori non saranno più luminosi e nitidi, bianco o nero, ma spesso grigi come i gabbiani e come il fumo che arriva dalla discarica ai piedi del vulcano a cui hanno dato fuoco.
Un intreccio: sono un poliziotto e cerco di trovare il colpevole e sono un poliziotto ma non sono etichettabile come corrotto o come non sono una cosa sola con la mia terra. Romeo ama Napoli e il suo mare, ama la natura e non ama chi mina la salute dei cittadini.
“… E adesso il suo amore era diventato il suo veleno. La passione per quella terra seminata a peste e amore, il sentirsi figlio di quel groviglio inestricabile di dolci e dannate contraddizioni lo consumava giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ogni singolo gabbiano che gli passava sulla testa gli ricordava che la sua terra gli stava morendo proprio sotto i piedi, avvelenata dal percolato, dall’omertà di chi sapeva e non diceva, dalla collusione e dalla corruzione di chi aveva scambiato il proprio potere con trenta denari. Amen. …”
Ho scelto questa frase, ma disseminate nella storia ce ne sono altre anche più incisive e forti che parlano di Stato e di Camorra: questa forse è la vera trama del libro, questo se vogliamo leggerlo tra le righe e quello che ci porta a vivere Napoli da cittadino e tutore della Legge.
Ma c’è anche un amore diverso nel cuore di Romeo, un sentimento unico per una donna unica, che lo ha bruciato, che lo ha fatto soffrire, che lo ha lasciato tra la sua musica e le sue poesie a leccarsi le ferite. E questo intreccio di sentimenti per Rebecca e per la sua terra porterà a riflessioni e citazioni che rimarranno nell’anima.
L’ignoranza dei numeri: spesso i numeri nascondono parole, raggiri, verità… siamo poi così sicuri che siano ignoranti? A voi la sentenza.
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