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Le coincidenze contano.Un libro finito di stampare nella primavera 1999, quando era nel vivo il dibattito tra i leader europei per designare il nuovo presidente della Commissione di Bruxelles, che risultò essere Romano Prodi, porta inevitabilmente le stigmate delle scadenze pratiche della politica.Ma l'idea europea di Prodi non si propone come riflessione occasionale o strumentale. È invece una somma di pensieri a lungo e seriamente coltivati e, in larga misura, passati al vaglio della storia recente del suo ministero, caratterizzato appunto dall'impegno e dalla vittoria nella sfida dell'Euro. Accanto a questo, Prodi rivendica al suo governo il merito della "modernizzazione", ossia del conseguimento di un comportamento più "virtuoso" in materia finanziaria e nella razionalizzazione della spesa pubblica, che la battaglia per l'adesione all'Euro ha comportato per l'Italia.Una tendenza che nelle sue intenzioni è da consolidare. In coerenza con queste direttive, il volume raccoglie, integrandole in un discorso più compatto, alcune conferenze e discussioni pubbliche tenute da Prodi nel biennio 1998-99.Le tre parti in cui è suddiviso rispecchiano il doppio livello propositivo dell'identità-progettualità europea.La prima, più descrittiva, si occupa infatti di tratteggiare il profilo dell'Europa dopo cinquant'anni di cammino comunitario.La seconda e la terza, più programmatiche, propongono con forza persuasiva le due prospettive di sviluppo culturale, sociale, economico per l'Unione: lo spazio del Mediterraneo, porta aperta ai rapporti con l'Asia, da una parte; la competizione atlantica con l'America, dall'altra. Qual è dunque l'idea europea che Prodi affida al suo pamphlet? Intanto un'idea "plurale", ben cosciente della molteplicità complessa dei popoli, delle molte culture, politiche, economie, che occorre - dopo l'Euro - portare alla maggiore integrazione, pena un ritorno a conflitti di inimmaginabile pericolosità.Il nemico più grande su questa strada, irta di difficoltà oggettive, è forse il nazionalismo risorgente, il vanaglorioso orgoglio guerriero delle grandi e piccole tribù etno-nazionali. Al contrario, l'identità europea si è costruita sui valori della pace, della stabilità, della civilizzazione e della fratellanza dei popoli nella libertà e nella democrazia, ma anche nella loro pacifica concorrenza.Alla fondazione di tali valori e metodi politici hanno dato contributi tanto la tradizione laico-illuminista, a partire da Kant, quanto il pensiero cattolico sul quale piace all'autore particolarmente soffermarsi.È perciò necessario portare a compimento la trasformazione del sistema politico-economico dell'Europa unita, che dovrà essere nel contempo più sociale e più competitiva, affrontando i problemi del rafforzamento delle istituzioni comunitarie e della creazione di nuove istituzioni di taglio federale, che comportino la cessione da parte degli Stati membri di ulteriori porzioni di sovranità nazionale, dopo quella monetaria.
recensioni di Malandrino, C. L'Indice del 1999, n. 11
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