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Mario Peliti ha concentrato il suo lavoro su un'audace scommessa artistica, non dissimile dal lavoro di un entomologo o di un archeologo, instancabilmente accumulando tracce, testimonianze, particolarità e segni di una città che si pensa di conoscere ma che in realtà ha tanti segreti da svelare.
«Una Venezia, più precisamente una HyperVenezia, sospesa tra veridicità e inverosomiglianza.» – Lidia Panzeri, Il Gazzettino
Nonostante le numerose trasformazioni avvenute nella città lagunare durante il secolo scorso - tante da poter affermare che il suo centro storico è stato tra i più edificati del Novecento - finora non si è mai realizzata una campagna fotografica organica dedicata alla rappresentazione dell'intero tessuto urbano di Venezia in grado di descriverne la straordinaria complessità e continuità. Hypervenezia intende colmare questo vuoto. Tutte le città - e Venezia in particolare - sono ormai consultate e non viste. La simulazione urbana, anche se di origine fotografica, sostituisce l'esperienza reale. Nessuno sa più guardare la città dal vero. Da qui l'esigenza di recuperare una forma di rappresentazione classica in grado di descrivere il più minuziosamente possibile un contesto urbano così articolato e fragile. Tutte le immagini sono realizzate a parità di condizione di luce, senza ombre portate, e in assenza di persone. L'omogeneità della luce rende visibili tutti i dettagli delle facciate, anche i meno rilevanti, e la mancanza di persone costringe l'osservatore a riflettere sul possibile destino della città: una città senza abitanti. Al tempo stesso il silenzio che pervade migliaia di fotografie consente a Venezia stessa di mostrarsi nella sua articolazione urbanistica e architettonica. 20.000 è il numero delle fotografie già digitalizzate, attualmente presenti nell'Archivio di Urbanistica del Comune di Venezia (www.albumdivenezia.it). Una copia digitale dell'archivio sarà inoltre conservata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Venezia.
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