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semplicemente stupendo.
A me è piaciuto, non c'è niente di prevedibile, tantomeno il finale, se si esclude la morte dello scrittore di cui si sapeva fin dall'inizio. Mi è sembrata bella l'idea di perpetuare l'amore attraverso la statua, il sentimento ha toni delicati e composti. L'insieme dei personaggi, pur nel contesto di disgregazione sociale, ha una sua dignità che dà spessore a tutto il romanzo.
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Nel 2005 usciva My Lives, apparente chiosa e summa della pratica autobiografica di Edmund White (Playground, 2007; cfr. "L'Indice", 2007, n. 10); Hotel de Dream segna ora uno scarto importante rispetto ai libri precedenti, anche rispetto a Ladro di stile, la biografia di Genet uscita nel 1993 (in Italia nel 1998, dal Saggiatore). Hotel de Dream è un testo di invenzione. Ma non lo sono i personaggi, né molti dei fatti narrati. Al declinare del diciannovesimo secolo Stephen Crane, ventottenne, è nel Sassex, stremato dalla tubercolosi che nel giugno del 1900 lo porterà alla morte in Baviera, raggiunta nella speranza di una cura. Quattro anni prima pubblica The Red Badge of Courage, ora considerato testo cardine della letteratura americana, allora accolto in patria in modo controverso. Quattordicesimo figlio di un pastore metodista, fa vita di bohémien a New York, descrive ciò che il perbenismo e la morale vigente vorrebbero tacesse, nel 1893 pubblicava Maggie: a girl of the street, storia di una prostituta; giornalista di guerra, vive dal 1897 con Cora Taylor, già proprietaria a Jacksonville di un bordello, l'Hotel de Dream, che gli sta accanto sino alla morte; trasferitisi insieme in Inghilterra, dove lo scandalo della loro unione sembra toccarli meno, Crane è amico di Joseph Conrad, di H. G. Wells, di Henry James. In Hotel de Dream White lo muta in personaggio, io narrante e origine del suo testo.
Nella postfazione White dice di aver trovato in una nota di James Gibbon Huneker, critico musicale che conobbe Crane, un accenno a un testo iniziato, interrotto e distrutto ("Forse la miglior prosa che Crane abbia scritto"), intitolato Fiori d'asfalto, che narrava la storia di un giovane prostituto. White aggiunge che del testo non è rimasta traccia, e che lo stesso Huneker, a un'analisi attenta, si rivela testimone inattendibile. Da qui nasce Hotel de Dream: "Questo romanzo è una mia fantasia basata su tematiche reali offerte dalla storia (
) ho cercato di immaginare come sarebbe potuto essere Fiori d'asfalto, per quanto non ne sia rimasta una sola parola". Ma White non stila soltanto un testo apocrifo, ne mette in scena il momento della stesura, l'esperienza che ne potrebbe essere stata origine, e li intreccia.
Il Crane di White, nell'approssimarsi della morte, torna al ricordo dell'incontro con un giovane prostituto, malato, bellissimo, che gli regala uno sguardo su un mondo a lui sconosciuto, abitato da travestiti, creature dalla sessualità incerta e misteriosa, uomini rispettati che furtivamente consumano rapporti sessuali con giovanissimi strilloni, un mondo parallelo e pulsante nel quale Crane si immerge come cronista affascinato e stupefatto. Il tentativo di farne un racconto fu dissuaso dai commenti di un amico, preoccupato per lo scandalo che ne sarebbe sortito (ancora non si è spenta l'eco del processo a Wilde); il rimpianto e l'urgenza data dalla malattia lo portano a dettare alla compagna Cora una nuova versione, dove l'esperienza viene fratta e ricomposta in un racconto che è quasi d'avventura, e dove l'amore fra un adulto e un adolescente (il modello è Adriano e Antinoo) trova una nuova variazione, calato in un contesto urbano e selvaggio, ancora lontano dalla coscienza tassonomica e definitoria che la cultura omosessuale costruirà nel secolo successivo. La dettatura, sommessa, discontinua, febbrile, inizia nel Sassex, tra ineffabili visite di James e amorevoli cure della compagna, e prosegue, via via più estenuata, durante il viaggio verso la Baviera, dove Cora spera una cura potrà salvarlo e dove invece Crane termina la sue esistenza. Il racconto non è finito, ma Crane lo affida a Cora confidando nell'arte di Henry James, che saprà terminarlo. La conclusione di Hotel de Dream è un colpo di genio assoluto di White, una lettera di James a Cora che gli ha spedito il testo, che lascia ammirati e sospesi.
Oltre a essere un libro molto godibile, romantico, appassionante e divertente (che varrebbe la lettura anche solo per la presenza di Hanry James, che sembra svicolato fuori da The Master di Colm Tóibín, ma qui al servizio di una scrittura più divertita e crudele), Hotel de Dream appare come una nuova risposta all'esigenza, esiziale in White, di costruire una memoria, una storia, un retroterra all'esperienza e alla comunità omosessuale. Apparentemente lontano come soggetto dal libro, in realtà White costruisce una fittissima tessitura di rimandi, rispecchiamenti e allusioni alla propria autobiografia che è sempre stata, nel suo lavoro, collettiva. (Oltre alla rassegna stampa disponibile sul sito di Playground consigliamo la lettura di un'intervista di David Shankbone a White davvero utile e divertente, dell'8 novembre 2007, su Wikinews: "DS: What is a gay novel? EW: One that is marketed as gay. Usually a picture of a cute boy on the cover").
Federico Novaro
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