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Il libro si articola in tre parti. In primo luogo, vengono individuati i più precisi confini che delimitano il problema tradizionalmente definito dell'horror vacui, cercando di colmare una lacuna degli studi sul tema. Lo scritto dapprima delinea la situazione in presenza della quale la questione in esame può determinarsi, per poi indagare le ragioni, di ordine pragmatico e costituzionale, che spingono, in casi del genere, il giudice delle leggi (non soltanto italiano) ad occuparsi, con tanta attenzione, del ""seguito"" delle sue pronunce.
In secondo luogo, viene illustrato come l'intenzione di ovviare all'horror vacui abbia influito sulla nascita di alcuni comportamenti o prassi seguite dalla Corte italiana (o dal suo Presidente), ad iniziare dall'utilizzo dei tempi del processo costituzionale per prevenire pericolose ""lacune"", come anche, e soprattutto, sull'elaborazione dei più importanti modelli decisionali che sono stati ""creati"" dal nostro organo di giustizia costituzionale, al di là della rigida dicotomia accoglimento-rigetto.
Da ultimo, focalizzando l'attenzione sul modus operandi di queste specifiche tipologie di decisioni, ne viene studiato il ""seguito"", e quindi il grado di ""efficacia"", nel raggiungere l'obiettivo perseguito. Ciò che consente, in conclusione del lavoro, di avanzare qualche ipotesi ricostruttiva circa la posizione attualmente occupata dalla Corte nei confronti dei suoi due interlocutori istituzionali (i giudici comuni ed il legislatore) e dunque, in ultima analisi, all'interno della nostra forma di governo.
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