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Anno edizione: 2019
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Racconto lungo o romanzo brevem, comparso a puntate su «La Presse» nel 1843, Honorine è «uno degli episodi più belli e più moderni della Commedia umana».
«Se i francesi mostrano tanta ripugnanza per i viaggi quanto al contrario gli inglesi li apprezzano, può essere che i francesi e gli inglesi abbiano entrambi ragione. Si trova ovunque qualcosa di migliore dell’Inghilterra, mentre è veramente difficile ritrovare lontano dalla Francia le attrattive della Francia. Le altre nazioni offrono paesaggi meravigliosi, presentano spesso e volentieri un "comfort" superiore a quello della Francia, che in quest’ambito progredisce assai lentamente. Ma la vita intellettuale, lo scambio delle idee, l’abilità nella conversazione e quell’atticismo così familiare a Parigi; ma quell’improvvisa intuizione di ciò che si pensa e non si dice, quel genio del sottinteso, che costituisce una buona metà della lingua francese, non si incontrano da nessun’altra parte». Racconto lungo o romanzo breve, pubblicato da Honoré de Balzac (Tours, 1799-Parigi, 1850) dapprima sul quotidiano popolare «La Presse» e l’anno dopo, nel 1844, in volume, Honorine ha per tema l’immotivata, in apparenza, incompatibilità tra la protagonista e il marito, il «buon» conte Octave. È, scrive il curatore nella Nota finale, «uno degli episodi più belli e più mo derni della Commedia umana», complesso, ambiguo ed enigmatico. «Di certo, uno dei più precoci e memorabili esercizi di critica non solo dell’amore romantico, ma anche del tirannico controllo che la bontà può esercitare su quelle che non si possono definire altrimenti che le sue vittime».
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La vicenda della contessa Honorine,che decide di segregarsi dopo il tradimento di suo marito,il giovane segretario del conte in accordo con quest ultimo proveranno a far riavvicinare il cuore della contessa...
Bendatevi e pescate dal grande cesto della Commedia Umana uno dei suoi libri. Qualsiasi titolo esca fuori, siate contenti. Honoré de Balzac è un favoloso pozzo di monili, un genio generosissimo che alza sempre la media delle attese, il poeta che accarezza nei guanti l'intera economia di un secolo, tanto che anche mezza sua riga è come un nobile sfregio necessario a imprimere nella mente il suo passaggio regale. Balzac annienta, divora, trasfigura, i neri intensissimi grappoli dei suoi periodi - lame di spaventosa profondità nel gioco dei sentimenti umani - sono nettare senza pari nel reame della letteratura. Qui siamo in uno studio di donna di impeccabile perfezione, siamo in un errore, in "un letto senza sonno" dice la protagonista, che non a caso lascerà il marito pur dentro un pudore che la avvolgerà come un manto benedetto, fino alla fine. Il fiore dell'ideale talvolta resiste a intemperie durissime, si allontana in una fedeltà a se stesso che non chiede indennizzi se non la sua stessa difesa. E' quello che succede in questa novella, dove l'indipendenza che segue l'addio non apre braccia di rinascita libera, ma mantiene come una pena sospesa che lentamente schiaccerà ogni pensiero, ogni speranza: "Niente è terribile quanto il vero, perchè la coscienza è nell'uomo l'interprete di Dio". Ed è altrettanto vero che certi gesti di enorme consapevolezza, per quelle insane illeggibili storture che poi li marcano stretti dentro il cuore, finiscono per somigliare troppo a delitti sociali, interiori, colpe anche immotivate. In fondo ci sono leggi sensibili prive di logica che infettano spirito e azione più di un distillato unico. Honorine non paga che il prezzo d'essere e d'esser stata se stessa nel diluvio delle sorde cortesie che la circondano. Non altro. E ancora una volta se ne esce smarriti e superiori, un fiore ci ha aperto il suo profumo; e quella fragranza ci resta addosso come un lascito di bellezza suprema, di certezza morale.
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