Questo libro, che ho la presunzione di definire "romanzo", nasce con l'obiettivo di riportare alla luce una storia gloriosa, nata circa un secolo fa inserendo l'hockey a rotelle in un contesto storico e sociale, attraverso le vicissitudini di cinque personaggi. Si parte da Pola, laboriosa cittadina dell'Istria che nel 1922 conquista il primo scudetto, per giungere, alla fine degli anni '70 a Breganze, un piccolo paese della provincia vicentina. Scorrendo le pagine si può compiere un viaggio attraverso un'immaginaria linea del tempo, con l'hockey a rotelle posizionato come baricentro dell'universo sportivo italiano. Mantenendo costantemente l'hockey al centro della scena, sarà possibile rivivere l'atmosfera degli anni '20, attraverso il dramma vissuto da Augusto Quarantotto, allenatore della prima squadra campione d'Italia. Una tragedia alleviata dal pensiero del primo scudetto, giocato in nello sfavillante patinoire milanese di Corso Sempione e custodito silenziosamente in una cittadina che oggi appartiene alla vicina Croazia. Tra le pagine del romanzo vengono messe in contrapposizione le vicissitudini e le atrocità del Nazionalsocialismo, che finirono per manipolare anche l'hockey, a uso e consumo della propaganda. A Stoccarda correva l'anno 1936 e il primo campionato del Mondo di hockey venne utilizzato come ultimo banco di prova per le imminenti Olimpiadi di Berlino. In una Stadthalle gremita da 12 mila spettatori, a metà secondo tempo il match si ferma attonito per l'ingresso del Fuhrer in persona, desideroso di verificare il funzionamento della macchina organizzativa del suo Terzo Reich. Due anni più tardi, nel Novembre del '38, l'hockey è inconsapevole vittima di un vigliacco gioco di prestigio nazista, quando, nuovamente a Stoccarda, si affrontano Germania, Italia, Francia e Inghilterra, in un torneo denominato Coppa della Pace, proprio mentre va in atto la terribile kristallnacht conto gli Ebrei. Le mille storie narrate tramite l'esperienza diretta di Luigino Kullmann, uno dei fondatori del Monza nel 1932, ritrovano anche risvolti simpatici, come nel divertente siparietto con Sua Altezza Umberto II, oppure con Jesus Correia, alias Os dois amores, atleta capace di vestire contemporaneamente le casacche della nazionale portoghese di calcio e hoquei em patins. Attraverso il racconto della Triestina di Enzo Mari, verranno sfiorati il Grande Torino e Nereo Rocco e toccati momenti di forti emozioni, come l'omicidio di Pierino Addobbati, fraterno amico di Belfagor, avvenuto in una Trieste che proclamava a gran voce la propria italianità in un momento di grande tensione sociale. L'ultima parte del romanzo si addentra negli anni '70, dove incontriamo l'Olandese Volante, al secolo Robert Olthoff, il primo straniero a calcare le piste italiane in una Novara impazzita per l'hockey, tanto da preferirlo all'amato calcio. L'ultimo racconto parte da un cappellano, Don Piero Carpenedo, capace di portare alla ribalta internazionale il Laverda Breganze. Dal piccolo paese del vicentino scaturisce un'incredibile storia, quella di un bambino chiamato Franco, che parte dall'oratorio e giunge fino in cima al tetto del Mondo, sospinto dal calore inarrivabile dei suoi compaesani.
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