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Recensioni Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana

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La storia, succinta e dettagliata, di quanto la discriminazione e il pregiudizio contro gli omossessuali siano radicati nella politica e nella nostra società.

Non possono fare gli insegnanti né i capi scout, non devono baciarsi e tenersi per mano in pubblico, vanno curati e, se possibile, redenti. Da sempre la politica italiana dice di non avere «nulla contro gli omosessuali» eppure, da sempre, li discrimina. C’è chi invoca «sobrietà», chi domanda «discrezione», chi chiama in causa la Bibbia, chi ricorre a citazioni d’autore. Passano gli anni, cambiano i toni e gli interlocutori ma il risultato – nonostante gli ultimi passi in avanti – resta lo stesso: diffidenza e fastidio, fi no all’aggressione verbale e all’insulto. Sin dal dopoguerra la crociata contro i «malati» e gli «anormali» recluta quasi tutti: capi di Stato e di governo, ministri e parlamentari, segretari e leader di partito. Attecchisce a destra ma spopola anche a sinistra, coinvolgendo fi gure insospettabili e venerati padri della patria. «Ho molti amici gay» non è solo l’immancabile premessa di rito prima di ogni discorso omofobo, dentro e fuori dall’Aula. È la storia, succinta e dettagliata, di quanto la discriminazione e il pregiudizio contro gli omossessuali siano radicati nella politica e nella nostra società. Garantendo all’Italia l’infelice primato del Paese con la classe dirigente più omofoba in Europa.

Enrico Berlinguer su Jean-Paul Sartre (1949)
«Un degenerato lacchè dell’imperialismo, che si compiace della pederastia e dell’onanismo»

Palmiro Togliatti su André Gide (1950)
«Se quando ha visitato la Russia nel 1936 gli avessero messo accanto un energico e poco schizzinoso bestione che gli avesse dato le metafisiche soddisfazioni ch’egli cerca, quanto bene avrebbe detto, al ritorno, di quel Paese!»

Carlo Donat Cattin sulla prevenzione dell’HIV (1987)
«Non posso certo fare la réclame del coito anale né dei preservativi, che non sono sicuri contro l’AIDS perché sbordano e si rompono» «Questi, oltre che omosessuali, sono anche maniaci. I miei funzionari li ascoltano, io ho altro da fare»

Giuliano Amato (2000) Per spiegare il mancato rinvio del Gay Pride dice in Aula:
«Purtroppo dobbiamo adattarci a una situazione nella quale vi è una Costituzione che ci impone vincoli e costituisce diritti»

Carlo Giovanardi (2012)
«Un bacio in pubblico tra due omosessuali? Come la pipì in strada»

Massimo D’Alema e Matteo Salvini (sui diritti delle coppie gay)
«Perché perdere tempo a discutere le faccende di pochi?»

Roberto Calderoli
«Essere culattoni è un peccato capitale: chi riconosce per legge le unioni è destinato alle fiamme dell’inferno»
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