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scheda di Bonola, M., L'Indice 1991, n.10
Nella postfazione alla seconda edizione di un suo importante libro su Heidegger, Otto Pöggeler riporta questo brano di una lettera del filosofo risalente al 1964: "Penso tuttavia - scrive Heidegger - che sarebbe ora di smetterla di scrivere libri "su" Heidegger. Più importante sarebbe un confronto sulle cose". Il volume collettaneo "Heidegger e la metafisica", pubblicato in omaggio al sessantesimo compleanno di Emanuele Severino e al contemporaneo centenario della nascita del pensatore di Messkirch, pur rinunciando implicitamente a seguire il primo suggerimento di Heidegger si propone appunto un serio confronto sulle questioni aperte dal suo pensiero. Non si tratta infatti di un volume celebrativo ma di una nuova sintesi della recezione di questo autore attraverso una silloge di tredici contributi di studiosi italiani, francesi e tedeschi. Il titolo coincide significativamente con il primo libro di Severino su Heidegger (1950) e circoscrive studi di natura differente che in alcuni casi, e forse inevitabilmente, tendono a coinvolgere altri aspetti del pensiero heideggeriano. Un primo gruppo di essi (Ebelling, Marion, Ruggenini, Vigna, Greisch) discute più strettamente l'interpretazione heideggeriana della metafisica, il significato della sua distruzione, il suo tentativo di oltrepassamento o semplicemente di capovolgimento, prospettando sia analisi che sintesi valutative assai divergenti. Due saggi (Melchiorre, Jäger) sembrano invece orientati a cogliere gli aspetti teologici dell'ontologia heideggeriana, mentre altri (Bianco, Sini, Vitiello, lo stesso Severino) presentano caratteristiche di maggiore originalità speculativa riconducibili alle prospettive interpretative di ciascuno di essi. Chi ha familiarità con la bibliografia heideggeriana rimarrà colpito soprattutto dal breve saggio di Franzen, già autore di un'esauriente monografia su Heidegger (1975). Sotto il significativo titolo di "Ripensamenti" egli giudica ora il problema dell'essere così "disperatamente confuso" da dover concludere che "... non c'è qualcosa di unitariamente identificabile circa il quale, nella questione dell'essere, si domanda", mentre il modo in cui il tardo Heidegger fa uso dell'espressione "metafisica" gli appare "ampiamente arbitrario". Si tratta di affermazioni assai recise e provocatorie, ma che si giustificano nello spirito di questa raccolta dedicata a un pensatore che, scrive Ruggenini nella prefazione, "non è ancora da commemorare e da imbalsamare nella ricostruzione storiografica, ma da mettere alla prova".
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