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Saggio introduttivo all'intricatissima materia delle guerre d'Italia (1494-1559), il cui taglio divulgativo riesce efficacemente a far combaciare sintesi ed analisi storica. Unica pecca che, personalmente, sento di far notare è l'assenza di ulteriori mappe geografico-militari a corredo delle spiegazioni delle singole battaglie affrontate lungo tutta la trattazione.
un libro scritto con uno stile non accademico che riesce a descrivere con chiarezza e precisione (trovando la giusta combinazione di analisi e sintesi) uno dei periodi più intricati della storia d'Italia;
Il libro di Marco Pellegrini racconta con dovizia e rigore le vicende delle guerre d’Italia, privilegiando l’aspetto politico e diplomatico degli stati della penisola, pur mantenendo al centro la complessa vicenda internazionale che caratterizzò il sessantennio tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento. Le guerre d’Italia, edito in nuova edizione, è un ottimo strumento di approfondimento sulla storia del Cinquecento, poiché vengono illustrate e analizzate le vicende dei singoli soggetti territoriali e politici implicati in questa fitta trama internazionale. La struttura del libro, infatti, è composta da capitali dedicati ciascuno agli stati della penisola (La fine del regno di Napoli, pp. 51-76; La caduta di Milano, pp. 77-100; La sconfitta di Venezia, pp. 101-129; Il salvataggio del Piemonte, pp. 191-241) e ai protagonisti di livello internazionale come Carlo VIII (La calata di Carlo VIII, pp. 25-49), Francesco I (Una contesa europea, pp. 131-156) e Carlo V (Sotto il manto imperiale, pp. 157-189). Nella mappa geo-politica disegnata dall’autore il percorso tracciato e quello della politica, in particolare quella pontificia. Essa, spesso lucida e a tratti megalomane, a volte confusa e disastrosa, in cui «grande» e «piccolo nepotismo» assumono solamente un aspetto emblematico, si muove costantemente sull’asse Milano-Firenze-Roma-Napoli, lasciando quasi sempre al margine la singhiozzante Venezia e lo “sfortuntato” Piemonte. Le guerre d’Italia risultano essere, per la loro complessità diplomatica e la loro controversa analisi, un vero e proprio laboratorio politico, come possono esserlo state la democrazia ateniese, la Rivoluzione francese. Non è un caso che l’arte politica e con essa le più grandi opere letterarie che la rappresentano come il Principe di Niccolò Machiavelli e le opere storiografiche di Francesco Guicciardini, vengano fuori proprio dalle esperienze politiche della fine del Quattrocento e del Cinquecento italiani.
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