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Gran viaggiatore (Rubbettino ne aveva già edito il Viaggio in Calabria) uomo di mondo collaboratore di Garibaldi a Napoli Alexandre Dumas fu in Russia e nel Caucaso fra il giugno 1858 e il marzo 1859: poco prima che il leader indipendentista Shamil venisse definitivamente sconfitto al termine d'una rivolta trentennale. Come si evince da questa raccolta di passi tratti da Le Caucase (il reportage pubblicato nel 1859) sebbene dovesse in alcune occasioni muoversi sotto scorta militare Dumas seppe in queste pagine far luce con acutezza non solo sulle radici dell'odio locale contro i russi ma anche sull'intreccio fra il nazionalismo e i suoi eroi i coraggiosi abreck con i loro impavidi capi e sul rapporto fra queste lotte e l'islamismo. Com'è evidente il titolo riferito alla "guerra santa" dei ribelli ceceni costituisce una forzatura editoriale che con il contenuto del libro intrattiene rapporti piuttosto labili. L'opera merita però di essere letta. In particolare tra le varie istantanee della guerra ce n'è una che resta memorabile la fucilazione del cosacco Gregor Gregorovic definita dall'autore "una scena di una grandezza e di una semplicità nello stesso tempo suprema" qui rappresentata con commossa partecipazione come nei grandi affreschi epici. Ma più in generale è l'intera narrazione ad assumere pur nella complessiva sobrietà stilistica i tratti dell'epica sia in virtù dell'interesse di Dumas per gli usi e i costumi sempre illustrati con un rispetto tinto di stupefazione sia grazie alla descrizione dei personaggi e delle loro gesta. Del resto quella dei caucasici secondo lo scrittore – e certo ancor oggi – non è forse una "vita di lotta eterna"?
Daniele Rocca
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