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Di Francesco Ruffini, uno dei padri del diritto ecclesiastico, lo studioso della libertà religiosa, il fine lettore dell'opera di Alessandro Manzoni e il biografo di Cavour, si conosce in Italia assai poco. Una sua completa biografia non esiste: si conoscono alcuni capitoli decisivi della sua attività di studioso e di uomo politico, non ultimo, come ovvio, il suo rifiuto di giurare fedeltà al fascismo nel 1931, il pamphlet contro il regime affidato alle edizioni Gobetti (Diritti di libertà, 1926). Manca soprattutto il suo nome dalle discussioni accalorate di questi giorni sulla laicità dello stato. L'ideale per cui si batté, il "separatismo" fra chiesa e stato, è oggi sconosciuto anche fra coloro che non disdegnano di dirsi "laicisti". Questa antologia, lodevolmente curata da Andrea Frangioni, va in controtendenza. Il nucleo centrale dei saggi, riccamente annotati, ruota intorno al tema della nazionalità, così come venne affrontato in Italia negli anni che seguirono la fine del primo conflitto mondiale (a partire dal recupero della figura di Mazzini e dalla sua difesa contro le interpretazioni pre-fasciste di Gentile). Ruffini anticipa la contrapposizione che Chabod renderà poi celebre tra una concezione naturalistica e una razzistica dell'idea di nazione. È molto interessante rilevare come, in tale contesto, coerentemente con le idee di ricostruzione internazionale del presidente americano Wilson, Ruffini non esitasse a inserire la "novità" del progetto sionista, cui dedicò alcuni fondamentali scritti nei primi anni venti. Il saggio di Ruffini su Il principio di nazionalità e il sionismo molto citato ma poco letto trova spazio in questa antologia che, oltre al resto, ci offre la possibilità di riassaporare una prosa assolutamente notevole. Alberto Cavaglion
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