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Anno edizione: 2007
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Operazione editoriale un po' "furba": prendere brani già pubblicati di un illustre scrittore, aggiungerne qualcuno nuovo (pochi), comporre un'antologia con filo comune il rapporto con gli animali. Rapporto da predatore a predato, nelle immersioni sottomarine del protagonista di "Ferito a morte", in cui la preda è destinata ad essere pasto prelibato, a prezzo tuttavia della sofferenza inferta all'animale, oppure uccisione del tutto gratuita, nella crudeltà e nell'incoscienza dei bambini. Deludente per chi già lo conosce, ma non per me, che prima non avevo letto nulla di La Capria.
Il mare, il sole, il cielo. E basta! Ma quanto dura ancora La Capria?
L'ho letto stamane; ogni pagina è come se fosse poesia. Incantevole!!!!!!!!
Recensioni
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"Stamattina, dopo una notte in bianco in cui Guappo non poteva quasi più respirare, e se ne stava in piedi in mezzo alla stanza, stranito e con lo sguardo basso sul pavimento, come un penitente, perché sentiva forse che qualcosa di immenso e di insolito gli stava cadendo addosso; dopo una notte tormentosa in cui assistendo alla sua sofferenza ho maturato la decisione di aiutarlo a morire, stamattina siamo usciti di casa per l'ultima volta". Così narra Raffaele La Capria dell'ultima sua giornata con l'amato cane Guappo, proprio alle soglie dell'addio: in questa commossa narrazione riluce il delicato mistero del rapporto tra persona e animale, il segreto accompagnarsi nella vita, e l'attimo impensabile dell'infinita separazione. L'autore ci rivela, con tono sommesso, la sua grande, riservata compassione per il mondo "d'ogni minacciata creatura vivente", gli ultimi della terra, gli esseri senza difesa di fronte alla violenza umana, al suo stupido, cieco impadronirsi della loro sorte, spesso per un capriccio passeggero, senza riflettere sulle smisurate conseguenze di quei gesti: compare qui un'antologia di piccoli eventi, giornate, imprese giovanili, epifanie, con al centro di ogni azione un'indagine di senso, una domanda più vasta, un chiedersi, di fronte all'esistere e al soffrire degli animali, quale disegno presieda mai alla loro, e quindi alla nostra, vita: la magnificenza delle cose, del creato, il piacere di sentirsene parte, si scontra d'improvviso con un dolore ineludibile, una richiesta muta che sgorga dallo sguardo, di questi nobili e dignitosi testimoni, di questi compagni momentanei o familiari nel cammino dell'esistenza; di fronte a un asino percosso dal padrone, La Capria riflette: "Non aspettava che la sua sofferenza, il suo duro servaggio, la sua immensa solitudine nel mondo creato da Dio, gli fosse riconosciuta da qualcuno, lassù o quaggiù. Eppure, se io adesso penso a lui (
) perché Dio non dovrebbe? E in un lampo: se così non fosse, perché vivere?".
Giovanni Catelli
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