Come molti, il chitarrista Peter White si sente molto vicino alla musica che ha ascoltato durante la crescita. Come adolescente britannico degli anni '60, ha sintonizzato la sua radio sui nuovi eccitanti suoni di gruppi rock come i Beatles e giganti del soul come Stevie Wonder e ha cercato di imparare a suonare quelle canzoni con la chitarra acustica che suo padre gli aveva regalato. “Groovin'” è il terzo album di cover di White, e ripercorre quei momenti spensierati dagli anni ‘50 agli anni ’80. "Non mi sono mai allontanato da quegli anni", dice White sulle canzoni che ha scelto di reinterpretare. "in quel periodo la musica aveva per me più significato che in qualsiasi altro momento della mia vita." "Mi piace suonare le cover perché puoi prendere una canzone che la gente conosce, di un noto artista, e farla tua " dice. Dopo aver scelto i brani su cui lavorare, White si è buttato sugli arrangiamenti. "Bisogna dimenticare la versione originale" dice. "Inizio con una battuta e poi comincio a suonare il pianoforte, la maggior parte di questi arrangiamenti vengono dal piano." In seguito White elabora le sue parti di chitarra e poi mette a punto quelle degli altri musicisti. Tra questi c'era il batterista Ricky Lawson, un amico di White scomparso poco dopo aver contribuito all'album e al quale “Groovin’” è dedicato. Influenzato inizialmente dalla musica popolare, White ha imparato il fingerstyle ascoltando Simon & Garfunkel e Joni Mitchell. L’incontro con il rock rivoluzionario di Jimi Hendrix lo ha proiettato verso la chitarra elettrica, ma quando il suo primo modello venne distrutto da un incendio tornò alla acustica. Si è infatuato del il blues britannico di gruppi come Fleetwood Mac ed è stato introdotto al jazz da un amico. È stata la sua capacità di adattare il suo modo di suonare a più stili che lo ha portato a lavorare con il cantautore britannico di Al Stewart prima come pianista, poi come chitarrista. "Stavo ascoltando la radio", ricorda, "e passarono una canzone che avevo registrato con Al Stewart, “Ghostly Horses of the Plain”, che era praticamente uno strumentale di chitarra. Alla fine del brano il DJ disse: ‘E questo era Al Stewart’. E io pensai: ‘No, ero io!’" Da quel momento in poi, White ha iniziato a concentrarsi sulla sua musica, componendo e registrando con il proprio nome. Il suo album del 1996 “Caravan of Dreams” ha venduto oltre 300.000 copie. "Non avrei mai pensato di costruire una carriera suonando la mia musica strumentale", dice White. "Quando ho iniziato, non mi sembrava una strada percorribile. Poi ha funzionato. " E funziona ancora.
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