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Ci fu un'epoca in cui i film di Hollywood grondavano di stereotipi: basti pensare ai tanti film western dove i poveri messicani erano raffigurati come zotici e violenti; oppure ai numerosi polizieschi, dove i gangster erano quasi sempre presentati come afroamericani o latini; per non parlare dei film sulla mafia, rigorosamente di origini italiane o irlandesi. Forse l'industria cinematografica statunitense ha deciso di "espiare" le colpe del passato? In realtà è ormai chiaro che al giorno d'oggi stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale di cui ancora non riesco a capire se Hollywood ne sia un attivo mezzo di propaganda - qualcuno ha detto che "la cinematografia è l'arma più forte" - oppure una semplice interprete. Ovviamente la rivoluzione di cui parlo è quella del politicamente corretto e dell'ideologia "Woke". D'altronde, solo così si spiega il fatto che questa bella e toccante storia, realmente accaduta negli anni '60 e rimasta chiusa in un cassetto, sia saltata fuori e trasposta in un film solo adesso, a distanza di oltre cinquant'anni! Il film è sicuramente piacevole e il livello tecnico è molto alto: magistrale Viggo Mortensen che interpreta l'unico personaggio del film che, come prevedibile, non poteva e non doveva (sigh!) liberarsi dal suo irritante stereotipo: è un bianco italoamericano e quindi rozzo, ignorante, a corto di denaro, sovrappeso, eterosessuale e familista. Egli, nonostante tutti questi gravi "difetti", ha un animo buono e ciò, alla fine, nonostante tutto, lo riabilita (evviva!). Anche l'interpretazione di Mahershala Ali è di altissimo livello. Questi veste i panni del pianista afroamericano che invece è raffinato, colto, ricco, omosessuale e tristemente solo. Personalmente concordo con chi lo ha definito un film "ruffiano", "furbo" e intriso di buonismo. Gli U.S.A. restano ancora oggi un paese con enormi sacche di razzismo e purtroppo non basterà l'utopico finale di questo film a cancellare il problema con un colpo di spugna.
Bella pellicola, delicata e intensa
Recensioni
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Un classico film americano da grande pubblico scritto, diretto e interpretato con tutti gli attributi: un vero spasso
Trama
New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony ha moglie e due figli, e deve trovare il modo di sbarcare il lunario per quei due mesi. L'occasione buona si presenta nella forma del dottor Donald Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall'Iowa al Mississipi. Peccato che Shirley sia afroamericano, in un'epoca in cui la pelle nera non era benvenuta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti. E che Tony, italoamericano cresciuto con l'idea che i neri siano animali, abbia sviluppato verso di loro una buona dose di razzismo.
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