Gratitude

Ciò che rende il quartetto così affascinante è la comunicazione incredibilmente delicata e attenta tra i quattro musicisti. Si raccontano storie e allo stesso tempo ascoltano i loro colleghi con cuore aperto all'improvvisazione. Si immergono in accese discussioni, per poi precipitarsi nel successivo complesso, ma mai artificioso, cambiamento ritmico una battuta più avanti, in completa unità. È molto divertente ascoltare queste conversazioni intelligenti e a volte non si sa nemmeno cosa ci appaga di più: I collage sonori cinematografici di una sezione ritmica giocosa, guidata da Pawluk con una chitarra estremamente sfaccettata; le narrazioni a volte vivaci e frizzanti, a volte morbide e vibranti del sassofono di Pustelnik; i riempimenti indipendenti ma sempre di buon gusto del batterista Duit, che fanno sempre alzare la testa e prendere nota. Si gode di un jazz moderno estremamente raffinato e intelligente. In ogni brano, una sorpresa musicale o stilistica spunta dietro l'angolo quando meno te l'aspetti. E poi ci si sente di nuovo felici e sicuri nelle melodie a volte profondamente precise, a volte vellutate e morbide di Waelti al contrabbasso.