Tra sciovinismo e imbrogli, il Tour de France della Belle Époque stava morendo per asfissia. Alphonse Steinès, un giovane giornalista, gli fece allora il più bello dei regali: la montagna, salvatrice della corsa. Aria buona, altitudine, bellezza, eroismo. La magia e la verità di cui il Tour aveva bisogno. La montagna salva la gara e la perpetua, grazie alle imprese di Pottier, Lapize o Georget, allo stile di Christophe, Vietto, Gimondi, Bobet, Merckx, Hinault e Armstrong, alle sontuose sfide tra Coppi e Bartali, Poulidor e Anquetil (nel libro potete ammirare lo straordinario braccio di ferro del 1964, sul Puy de Dôme, commentato dal limosino), Fignon e LeMond. L'epopea dell'eccellenza è iniziata. Dieci generazioni di campioni dopo, scalatori e uomini delle vette - grazie Gaul, Ocaña, Bahamontes, Virenque e Pantani! - l'avventura continua per merito dell'Alpe-d'Huez, del Ballon d'Alsace, dell'Aubisque, del Galibier, dell'Izoard, del Puy de Dôme, del Tourmalet, del Ventoux, del Gavia, del Mortirolo, dello Stelvio e delle Tre Cime di Lavaredo. Perché è qui, tutti gli anni, che la leggenda si riaccende, che ricomincia il corpo a corpo tra il campione e la natura. E la grande e terribile storia di queste "montagne mitiche" che vi raccontiamo. Entrate, è tutta da vedere. Qui il soffio della montagna rimbalza, gli spettatori accorrono in massa, l'auditel esplode, le imprese si incrociano con i drammi. Attenzione, si comincia a fare sul serio. Le ali delle aquile e degli angeli fremono. Si sale. Gli appassionati di ciclismo avranno una grande emozione nello sfogliare questo volume che li porterà lungo le più famose salite e discese del Tour de France e del Giro d'Italia. Una grande combinazione di nostalgia e storia recente.
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