Attilio Brilli, già autore di importanti libri di viaggi pubblicati da Il Mulino (fra cui Il viaggio in Italia, 2006, Il viaggio in Oriente, 2009, Dove finiscono le mappe, 2012 e Gerusalemme, La Mecca, Roma, 2014) offre ora ai suoi lettori e ai viaggiatori di oggi e domani Il grande racconto del viaggio in Italia. Si tratta di un'analisi dettagliata e affascinante (corredata di splendide immagini d'epoca) di motivi, itinerari e forme del viaggio nel nostro paese. Nel tardo Cinquecento, per effetto della nuova cultura della Riforma e dell'empirismo baconiano, rallenta il flusso degli studenti stranieri nelle nostre università e quindi il viaggio intrapreso da aristocratici francesi, inglesi e tedeschi inizia a configurarsi come "peregrinazione" di città in città, anziché come soggiorno. L'Italia è per il viaggiatore moderno "la terra della grande tradizione antiquaria, il più variegato museo di forme politiche, il giardino di delizie, il paradiso dei sensi". A termini come travel e journey si accosta quello di tour, cioè di giro dei paesi continentali e in particolare del nostro paese. Il viaggio in Italia si connota come fonte di diletto per la curiosità dei fenomeni naturali osservati, per la bellezza delle opere d'arte, per la vita sociale. A partire da quell'epoca, il viaggio sarà oggetto di un interesse pragmatico o edonistico (ed è l'oscillazione con cui deve fare i conti anche il viaggiatore contemporaneo). Nel Settecento si affacciano sulla scena anche le donne, mentre Edward Gibbon è uno dei primi a non porre limiti di età e di condizione a chi voglia viaggiare in Italia. Il nostro paese diventa una tappa obbligata del Grand Tour mentre si moltiplicano le guide e i racconti letterari, da Smollett a Sterne e Arthur Young. Strumento di incontro fra uomini di origini e occupazioni disparate, il viaggio allarga i suoi confini sempre più a sud, oltre la piana di Paestum, fino alla Sicilia sulle orme di John Dryden, Henry Swimburne e Patrick Brydone. Gli Italienische Reise di Goethe segnano nel 1816 (ma il viaggio si svolge fra 1786 e 1789) il tramonto del giro continentale in favore di una scoperta artistica e antropologica diretta. La ricognizione di Brilli prosegue attraverso snodi fondamentali, come il concetto di pittoresco o l'invenzione di quello che l'autore definisce il "turismo organizzato" da parte di Thomas Cook. Nel libro però c'è molto altro: gli itinerari più frequentati, ma anche le fatiche dei viaggiatori, le loro lagnanze, l'equipaggiamento e il bagaglio, gli incidenti e i mezzi di trasporto (la berlina di Napoleone, la diligenza di posta, il velocipede). E poi le soste per il riposo, le locande e gli alberghi, i conforti della cucina. Un intero capitolo è dedicato agli itinerari storici, dal passaggio delle alpi al giardino delle Esperidi di Napoli, da Roma a Milano sulla "via del ritorno". Ma "il giardino delle delizie" di questo prezioso volume è rappresentato dai capitoli finali sui percorsi alternativi in Italia (dalla cascata delle Marmore all'Isola Bella), sulle terre selvagge, "frontiere del mito" e sugli itinerari di culto. Uno sguardo "esterno" attraverso cui recuperare l'amore per il nostro paese (oggi devastato e offeso) anche nella consapevolezza della preziosità della testimonianza del percorso compiuto: "Come il viaggio riempie i vuoti della carta geografica, così la narrazione riempie quelli del viaggio e naturalmente ne attesta lo svolgimento". Monica Bardi
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