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Cardine centrale del sistema espositivo del sindacato fascista delle Belle Arti, la Quadriennale di Roma era nata allo scopo di raccogliere e mettere a confronto la migliore produzione artistica nazionale. La seconda edizione, tenutasi nel 1935, segnò una svolta profonda nelle vicende dell'arte italiana: attraverso una lunga serie di sale personali, infatti, gli ordinatori della mostra esposero il lavoro di maestri riconosciuti al fianco di quello di giovani artisti, talora poco più che agli esordi. Una nuova schiera costituita, fra gli altri, da Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi e Fausto Pirandello per la pittura, da Pericle Fazzini e Marino Marini per la scultura ottenne così una prima, significativa affermazione. L'importante omaggio a Scipione, da poco scomparso, precisò inoltre in via definitiva la nozione di Scuola romana, il cui raggio d'azione andava dall'esperienza già matura di Mario Mafai a quella appena avviata di Renato Guttuso. Carlo F. Carli ed Elena Pontiggia, al fine di restituire un'immagine fedele ed esaustiva della grande rassegna, si sono giovati della ricca documentazione conservata nell'archivio storico della Quadriennale, da poco riordinato. Orchestrando le numerose voci della critica del tempo, che seguì con eccezionale attenzione lo svolgimento della mostra, l'intero percorso espositivo è scrupolosamente ricostruito, sala per sala. Tra i maggiori punti di forza del libro è l'apparato iconografico, che si basa sull'ampia campagna fotografica ordinata allora dagli organizzatori della Quadriennale. La ricca messe di immagini riprodotte offre uno spaccato ampio e articolato della pittura e della scultura italiane alla metà degli anni trenta, testimoniando la vivacità di una cultura artistica non ancora inquinata dalle ombre della guerra.
Mattia Patti
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