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Il coraggio della verità consiste nel sapere dire tutta la verità (parresia, pan-rhema) relativa ai fatti, il parresiasta non ha la pretesa di possedere la verità assoluta. Per essere parresiasta ci si deve però accollare il peso delle conseguenze della verità scomoda, fastidiosa e inoppurtuna che si è detta. In caso contrario, se cioè colui che dice la verità non lega se stesso alla verità che pronuncia, non può definirsi parresiasta. Ma la parresia sta anche nel coraggio dell'uditore che accoglie la verità scandalosa da lui udita e la fa propria. La figura della parresia si distingue da quella del profeta che parla per conto di altri, da quella del professore che è un tecnico che cerca il contatto e l'approvazione degli interlocutori. Il parresiasta non ha scopi pedagogici o eristici. Egli scuote gli interlocutori e getta loro in faccia la cruda verità. Aristotele non vedeva di buon grado la parresia perchè essa poteva essere una minaccia per la polis. La costituzione democratica ateniese infatti si fondava su i tre pilastri della isegoria (uguale diritto di parola nelle assemblee), della isonomia (uguale partecipazione al potere politico) e della parresia (uguale diritto per tutti di esprimersi francamente nei dibattiti politici)ma ad un certo punto la parresia diviene un ostacolo per la polis, quando cioè, potendo ognuno dire sinceramente la sua opinione ne nasce una confusione tale da non poter più raggiungere la verità. Da qui l'esigenza di designare colui che deve avere la paideia, ossia la formazione adeguata per fare la parresìa che distinguiamo in 1)La parresia politica (quando il principe contro il parere della maggioranza ascolta la parola del parresiasta e la accoglie) 2)La parresia dell'ironia socratica 3) La parresia dello scandalo dei cinici dove massima è la ricerca del legame tra la vita sobria, estrema, e il logos che si pronuncia. Quella Cinica è una scuola trascurata dalla filosofia che Foucault riscopre mirabilmente e ripropone fedelmente
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