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«In una stagione in cui lo “Stato di diritto” aveva ceduto il posto allo “Stato sociale”, nel quale, cioè, la preoccupazione dominante non era il castigo del colpevole, ma l’isolamento dell’individuo pericoloso, Bettiol non ha mai accettato un sistema in cui l’uomo fosse degradato ad oggetto, privo della capacità di una scelta tra illegalità e rispetto delle norme giuridico. Nello stesso tempo è stato, sul piano politico, fedele ad un sistema democratico, contrassegnato dai valori cristiani ed autenticamente liberali»: Introduzione. Guardava all’equilibrio tra fede e ragione, orizzonte di senso che scopre l’intrinseca unità che collega i diversi rami del sapere, poiché tutto è collegato . VIve il clima rovente del dopoguerra anche nei problemi internazionali. Eletto all’assemblea costituente offre importanti contributi (art.27 Cost.) nella puralità di filoni culturali, nella idea etico-religiosa, criticando la dialettica hegeliana (ad urti, a strappi), preferendo il criterio di valore.Paventava la viltà che è la distruzione delle morali capaci di resistere al male, diventando schiavi dell’errore e del vizio. Riconosceva che la DC era inserita nel mal costume locale, nell'attenuante della secolare abitudine italiana di ricorrere ai Don Rodrigo di turno per ottenere favori o semplicemente il riconoscimento di diritti sacrosanti. Ma i partiti alleati e avversari hanno seguito lo stesso sistema per ottenere favori, per alimentare le rispettive clientele. Affermava di essere stato eliminato per ragioni politiche, perché scocciatore. La sua teoria penalistica e la filosofia di vita si basano sul concetto agostiniano che l’uomo nasce cattivo e la società deve migliorarlo. Era dunque un pessimista, ma non inerte: uno deve cambiare per migliorare non per peggiorare. La nostra è una società che rende peggiori, non migliori. Bisognerebbe abolire la tv per qualche anno. Faceva notare che il diritto penale è molto utile e interessante: ci permette di parlare di altre cose.
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