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Una giovane donna traversa, durante la guerra, il confine spagnolo per sfuggire ai tedeschi, viene risucchiata in angosciose avventure e infine si ritrova in un manicomio che è teatro di fatti stupefacenti. Una scatola di cipria, il rossetto, la bottiglia di acqua di Colonia diventano astri di un cosmo in preda alle metamorfosi. Un complotto infernale ordisce trappole. Una cappa di ipnosi grava sul mondo. Le cose hanno perso la loro naturale opacità: tutto ha senso, tutto rimanda a tutto, tutto esige feroci e matematici rituali. Una colla erotica si attacca agli oggetti e ai personaggi.
Giù in fondo, come ha scritto Breton, è la storia di «uno di quei viaggi da cui si hanno poche probabilità di tornare», raccontato con «precisione sconvolgente». Leonora Carrington ci accompagna «giù in fondo» nella follia come in un giardino di orrori e meraviglie – e ci riconduce indietro appena in tempo perché sia evitato, ci dice, «il disastro nella liberazione dello spirito». Questo piccolo libro, di un’intensità ammaliante, è un frammento di quella prosa che i surrealisti avrebbero voluto scrivere e non hanno quasi mai scritto. Come pochi altri, la Carrington sa guardare tutto con un doppio sguardo: il mondo che si pretende normale con lo sguardo folle e il mondo folle con lo sguardo sobrio, come se fosse – osservava ancora Breton – «munita di un permesso di circolare a volontà nei due sensi».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho trovato a un euro questo libricino Adelphi, originale del 1979, in una bancarella dell'usato e l'ho comprato. Ero incuriosito dai cenni biografici sull'autrice, a me sconosciuta, che comparivano nella prima bandella. Leonora Carrington, figlia di un ricco industriale inglese, artista ribelle, pittrice e scrittrice, è a tutt'oggi l'unica artista vivente che ha fatto parte del surrealismo. Questo breve romanzo narra della sua avventura durante la seconda guerra mondiale, dopo che il suo compagno, nientemeno che Max Ernst, fu arrestato dalla Gestapo a Parigi. In seguito a questo evento comincia ad avere i primi cedimenti psichici, fugge in Spagna e qui viene rinchiusa, col beneplacito dei genitori, in un istituto per malati mentali, e "curata" col Cardiazol, un pericoloso medicinale poi messo al bando. Se la narrazione non è sempre facile, perché descrive le sue allucinazioni e le sue paranoie verso l'universo, dall'altra parte è sincero e spietato nel condannare la cattiveria del mondo, e fa quasi tenerezza quando l'autrice, che scrive in primissima persona, non si capacita del perché lei, che vuole solo il bene del mondo (e per questo va fuori di testa), venga trattata come la peggiore delle delinquenti. Una breve lettura, interessante soprattutto per chi ama il surrealismo o il tema della pazzia e della fuga dalla realtà.
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